In fondo i gatti non differiscono troppo dagli umani

Tigro e Gri Gri fanno parte della mia tribù da oltre dieci anni e sono inseparabili compagni di Skip vero. Ogni tanto capita di ricordare quando ci recammo al canile e scoprimmo che c’era un reparto detto “gattile”, termine mai sentito, che ospitava mici abbandonati.

In una gabbia divisa in tre piani, una mamma gatta allattava due gattini, mentre altri tre a stento trotterellavano con la codina alzata. Ero andata lì coi miei figli con l’intenzione di sceglierne uno, ma ne portai a casa soltanto due 😉 , svezzati da poco. Tigro e Gri Gri appartenevano a due cucciolate diverse: la prima era stata affidata al gattile da una signora che non era riuscita a sistemarla diversamente; stessa sorte per Tigro e un suo fratello quasi gemello. La responsabile mi convinse a prendere due micetti perché, soprattutto da piccoli, non avrebbero sofferto la solitudine. Col senno del poi condivido che due gatti non solo si fanno compagnia ma sono uno spasso di scorribande, rincorse, nascondini, salti, fughe e capriole. Un’allegra associazione a delinquere 😀 . Erano talmente piccoli da stare nel palmo della mano e perdersi nel trasportino, enorme per loro. Pensare che adesso c’entrano a stento.

Impararono presto a esplorare la grande terrazza, a sconfinare sul tetto della casa a fianco, curiosando nelle abitazioni altrui, fino a raggiungere, con un’impervia arrampicata sui condizionatori d’aria, un’ anziana signora che li chiamava dal quarto piano offrendo loro croccantini. Conquistarono la stima dei vicini perché divennero presto il terrore dei piccioni che nidificavano sotto le tegole. Ogni tanto li scoprivo acquattati che puntavano possibili prede pennute, ma alla fine orgogliosamente impettiti si accontentavano di portare gusci di uova e qualche sparuta piumetta. Solo una volta dovetti intervenire tempestivamente, brandendo la scopa, per scacciare dall’antenna parabolica un gabbiano reale, con le ali spiegate, pronto  ad avventarsi su una temeraria ed incosciente Gri Gri che da dieci minuti si stava esibendo in miagolii e scodinzolamenti tipici del  rituale di caccia.

 Con il tempo sono cambiati anche i gattoni; hanno qualche chilo in più e sembrano gradire di più le coccole. In fondo non differiscono troppo dagli umani.

Tigro è diventato un placido gattone, elegante nel regale portamento di tigre in miniatura, impreziosito dalla pettorina e dai guanti bianchi. È il tipico gatto sornione che dorme o finge di dormire, sempre pronto a scattare non appena sente invitanti effluvi di pappatoria. Se non dorme, mangia. Cosa strana, si avvicina fuseggiando e fa gli onori di casa quando arrivano ospiti o persone a lui sconosciute.

Gri Gri invece è molto più vivace, ma timorosa e diffidente al punto tale che le basta sentire voci insolite per volatilizzarsi. È talmente furba che scova nascondigli sempre nuovi, anche perché sa aprire gli armadi con le ante scorrevoli. Cerca la nostra compagnia e si accoccola vicino a noi sul divano mentre guardiamo la tv o leggiamo. È tenera, ma diventa una furiosa  tigre in fuga non appena apro la fialetta antipulci: terrorizzata schizza in alto su un mobile non appena, credo, ne sente l’odore. Mi sono sempre chiesta cosa ci sia in quell’intruglio. Gri Gri è il peluche preferito di mio figlio, ormai “ piccolo” solo perché l’ultimo nato in famiglia, che mi sorprende non poco quando le parla dolcemente e la prende in braccio con delicatezza. Sono lontani i tempi in cui tagliò le vibrisse a Tigro che, saltando, perse l’equilibrio e volò dal terrazzo al piano di sotto miaolando così forte da fare affacciare diverse persone dei palazzi intorno. Un’avventura memorabile le operazioni di recupero del gatto spaventato e quelle di persuasione educativa per un figlio pestiferissimo.

 L’anno dopo adottammo Skip vero e all’inizio la convivenza con i gatti non fu facile.

Ancora ricordo lo storico incontro con le due tigri che con Skip avevano in comune solo la provenienza. Dal canile lui e dal gattile loro. I miei gatti non avevano mai visto un cane. Il cane non conosceva i gatti e fiducioso zompettò verso le belve spodestate. La loro immediata reazione fu una solenne soffiata, inarcata di coda e un repentino balzo su un mobile sul quale rimasero appollaiati per circa una settimana, scendendo solo di notte o quando la cosa rossa movente non era nei paraggi. Skip era più piccolo dei gatti, ma più robusto di corporatura e baldanzoso nei movimenti.

 Il famelico Tigro, pur di non rinunciare alla pappa, imparò presto a mantenerlo a distanza, soffiando e artigliando. Gri Gri invece ne era incuriosita, l’ osservava dall’alto e da lontano, finchè un giorno inavvertitamente si scontrò con il nuovo arrivato, che usciva trotterellando dalla cucina. Il cane, sorpreso, si fermò intimorito e si accucciò, come aveva ben presto imparato quando incrociava il signor Gatto. Gri Gri invece, con mia sommo stupore, non scappò via. Si sedette guardinga di fronte a lui. Stettero fermi a guardarsi per qualche minuto: lui con le orecchie basse e lei con le orecchie ben alzate, finchè  la guappa gatta  con nonchalance se ne andò. Quella notte Gri Gri annusò Skip che dormiva in una cesta ai piedi del letto, salì sulla vicina cassapanca e lì si addormentò. Da quel dì iniziò a vegliarlo, forse aveva capito che era piccolo e innocuo e il suo istinto materno vinse la diffidenza .

  In poco tempo sono diventati compagni di gioco e di malefatte. Ancor oggi lei si acquatta sulla sedia per allungare una  zampa sull’ ignaro amico che passa e si guarda intorno senza capire. C’è stato un periodo in cui i miei figli hanno subito ingiuste sgridate per le carte di caramelle o cioccolatini che trovavo sotto il tappeto o i cuscini del divano. Un pomeriggio, mentre guardavo la tv, sentii un rumore sulla credenza : Gri Gri spingeva una caramella con la zampa, giù verso il cane che, scodinzolando, stava in trepida attesa. Skip prontamente la ingoiò. La gatta continuò. Questa volta lui riuscì a scartarla e lei, come un pattinatore di hockey su ghiaccio, con l’involucro improvvisò uno slalom sul pavimento del salotto, finchè portò il suo trofeo sul divano. Quando osò tornare alla carica del porta bon bon fu paralizzata dal mio inatteso, urlato e  solenne “scendi giù” e si defilò di corsa. Occhio che non vede, cuore che non desidera: da quel giorno chiusi a chiave i dolci. 

Sono trascorsi circa quattordici anni, e i miei figli a 4 zampe ci hanno seguito nella nuova casa in città. Si sono adattati al nuovo ambiente anche se a volte scopro Gri Gri che, assorta, sbircia dietro la finestra. Forse rimpiange un po’ la terrazza dove amava sdraiarsi al sole.

Sì, in fondo i gatti non differiscono troppo dagli umani.

 

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13 pensieri su “In fondo i gatti non differiscono troppo dagli umani

  1. Un racconto delizioso! Con tutto il rispetto per gli altri della tribù felino-canina, la mia preferita è Gri Gri. Esilarante la scena delle caramelle “elargite” a Skip con performance di pattinaggio su pavimento.

  2. Cari Gri Gri e Tigro, vedo che siete due gatti intelligenti ed educati. Prendetevi cura della cara Maria, coccolatela spesso e fatele capire che le volete tanto bene, da parte sua lei ha un cuore tanto grande da contenervi e amarvi tutti quanti siete della tribù casalinga. Se capite cosa significa la parola “preoccupazioni” non dategliene, gli umani ne hanno già tante per il lavoro e per l’andamento normale della vita.
    Fate i bravi. Vi abbraccio. Fio

  3. Ventisei

    Eravamo ventisei. E tutti piccoli. Venivamo da molto lontano. Da allora ne è passato di tempo. Di quel gruppo, almeno finora, non ho rivisto più nessuno; né Michele Strogoff, Pugacev e Nerina.

    Se li incontrassi non li riconoscerei; dovrei ricorrere al mito, alle capriole,ai giochi, al mordicchiare. E di gruppi ne verranno altri: Ventisei, Sessantuno, Settantatré … e così via. Ma eccoli, i nostri sequestratori, non imbracciano fucili, ma ci prendono con la forza. Deridendoci, ci ammucchiano. E dopo un viaggio faticoso, tra le lisce pareti di scatoloni come freddi vagoni, e giunti a destinazione, sorridono: siamo in vendita. Ogni strada è buona per portarci via. Bevono birra e vodka. E ridono.

    – Mucchi d’ossa e peli, eccovi nella terra dei diavoli. Siete belli, ma anche un affare. – dice Marek.

    – Dormirete all’aperto, sarete torturati e vi mangeranno vivi. Ve la farete sotto. Però, qui son tutti molto legati alla famiglia, alla mamma, alla madonna e al miracolo di san Gennaro – riprese Tomas.

    – Noi devoti di Wojtyla e voi di Gennarino. E col tempo vi accorgerete cosa vuol dire vivere nella terra dei diavoli dei vostri nuovi padroni.- disse Sergheic intascando i soldi da Papele ‘o ‘Nzevato.

    -Ora però termine il lavoro e intascato la grana, ce ne torniamo alle nostre case. – aggiunse Mathias.

    – Cattivi? Si, siamo cattivi, ma qui, nella terra dei diavoli dovrete stare in guardia. – disse Sergheic.

    Ridevano tutti insieme, e alzando le bottiglie al cielo, inneggiavano alla ricchezza e al dio denaro.

    Tonino ‘o Chiattillo, tuttofare della famiglia Ciclope, preso lo scatolone, e ispezionò la merce e ci contò uno alla volta, si fece sospettoso e rivolto al suo capo disse: – ‘O Nzevà, qui dentro parecchi di stì canilli sono morti. Ma questi ci vogliono fare il pacco? Pe’ chi c’hanno pigliato? –

    Marek subito intervenne e disse: – Amici, compari, non vi preoccupate, quelli morti ve li rimpiazzeremo col prossimo viaggio. Forse erano troppo deboli e sono morti –

    PS: Non ce l’ho fatta a resistere.Quanto sopra è l’inizio del racconto di cui ti ho accennato in un latro post.

    • @Transit:grazie per l’inizio del racconto. Mi pare di capire che tratta della triste tratta dei cuccioli -scusate il bisticcio di parole.Poveri cagnolini spesso destinati a morire :( . Ci vorrebbe un Cerbero gigantesco nella terra dei diavoli che li liberi.

  4. Pingback: Ciao Gri Gri | SkipBlog

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