17 febbraio- Festa del Gatto

targa gatti

 

Il 17 febbraio è la festa  del Gatto, nata in Italia nel 1990. Quest’anno poche righe   per una delle mie piccole tigri,  che ci manca tanto. Giorgio Celli, che  ha avuto l’abilità di farci capire gli animali e le loro relazioni  con l’ambiente e  di  amalgamare   la poesia con  la scienza  della vita scrisse “Mentre il mondo dell’uomo è un mondo di razionalità e di emozioni, perché la nostra razionalità tende sempre a limitare le emozioni, nel caso degli animali il mondo è principalmente di emozioni, poi ci sono isole di razionalità”.

In questo senso Gri Gri ci ha insegnato tanto.

gri gri e fra

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Ciao Gri Gri

gri gri estate 2013

 

A febbraio dell’anno scorso scrivevo “Sono trascorsi circa quattordici anni, e i miei figli a quattro zampe ci hanno seguito nella nuova casa in città. Si sono adattati al nuovo ambiente anche se a volte scopro Gri Gri che, assorta, sbircia dietro la finestra. Forse rimpiange un po’ la terrazza dove amava sdraiarsi al sole.Sì, in fondo i gatti non differiscono troppo dagli umani.

gri gri giovane

Gri Gri ,  protagonista della nostra vita familiare e di alcuni dei  miei post preferiti sui gatti e sulle sue prodezze natalizie  nel  presepe, è  ancora qui nelle mie riflessioni che telepaticamente voleranno   verso il  mondo verde e azzurro dei gatti. È stata una gatta  speciale, furba , a volte  troppo intelligente per essere un gatto, al punto tale che credevo fosse uno spiritello indomito e protettore della casa.

Gri Gri, affettuosa con l’inseparabile Skip vero e il piccolo di casa, ormai ventenne, che vegliava durante il sonno stando accovacciata sul suo petto e guardandolo in viso . Mi accoglieva al rientro a casa miagolando, e mi precedeva in cucina di mattina, saltando sul marmo e fuseggiando .Se mi attardavo a scrivere al computer o a guardare la tv, si accoccolava in braccio e miagolando mi accompagnava in camera per acciambellarsi sul letto, pronta a riappropriarsi del suo  vero posto di guardiana del sonno ( letto del secondogenito)  non appena sentiva rientrare mio figlio. Gri Gri che, indispettita, al rientro dal week end ci guardava dall’alto del letto a ponte , tenendo le orecchie basse e l’aria offesa o, per dispetto e diffidenza nei confronti di estranei, rimaneva nascosta per qualche ora. La rivedo ancora quando  da cucciola si arrampicava  su fino al quarto piano di un palazzo vicino saltando sui  condizionatori d’aria. Tigro la seguiva , un po’ impacciato, e lei agilmente raggiungeva una signora anziana che li aspettava con i croccantini, per poi scendere giù in fretta e furia.

gri gri sul tetto

 

 Da giovane amava esplorare i tetti  e arrivava festosa con la coda incriccata portando come trofei una penna di piccione o un guscio d’uovo, poi ha preferito  stendersi al sole  sul tetto o stare seduta sul muretto della terrazza a godersi la fresca aria del mattino e  a contemplare le  prime ombre della sera, a volte mimetizzandosi tra i fiori. Quante volte di notte ha miagolato disperata, guidandomi in cucina, fino a quando non aprivo il balcone della terrazza per lasciare rientrare Tigro che, come al solito,  era rimasto chiuso fuori. Quante volte al mattino mi ha svegliata ,sfiorando i capelli, se tardavo ad alzarmi. Le piaceva  osservare dall’alto, di un pensile della cucina, di una libreria, di una tenda.  Non le sfuggiva mai nulla, anche di recente, anche quest’estate quando si stava arrendendo al brutto male che non l’ha resa molto diversa dagli umani.

 Qualcuno ha scritto che “per soddisfare un gatto, deve essere creata una nuova condizione di esistenza: a metà strada tra dentro e fuori”. Con lei  sono stata in empatia più che con  tutte le decine di gatti che hanno attraversato la mia vita, con nessun altro felino c’è stato  un rispetto reciproco di tempi e spazi, un’affettuosa complicità e  riconoscenza che si conclamava nel buongiorno del mattino e nel relax della sera. Quanta dignità hanno i gatti nella resa, si appartano in silenzio per non dare fastidio, anche se desiderano  protezione e rassicuranti carezze.  Se le è meritate  tutte, la mia cara Gri Grinella perché non è stata un  semplice gatto ma il mio Gatto, il Gatto della mia  famiglia, una costante e affettuosa presenza di questi ultimi quindici anni che ci ha accompagnati tutti in un periodo di crescita ,non solo nel passaggio dall’infanzia alla giovinezza dei miei figli, ma negli anni  di slancio, di cambiamenti, di un’età più matura. Qualche giorno fa  ho constatato che non ero ancora  emotivamente pronta a questo distacco, per quanto razionalmente l’avessi previsto otto mesi fa e me lo ripetessi spesso.

Gri Gri

 

Ciao, piccola Gri Gri, ti rivedrò ancora sulla terrazza di casa nostra , quella dove prendevi  il sole, perché gli spiritelli felini ricompaiono  sempre nei posti che hanno amato di più.

Grazie per esserci stata, per avermi concesso la tua amicizia e per le cose belle che hai regalato a tutti noi.

 

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Tigro e Gri Gri fanno parte della mia tribù da oltre dieci anni e sono inseparabili compagni di Skip vero. Ogni tanto capita di ricordare quando ci recammo al canile e scoprimmo che c’era un reparto detto “gattile”, termine mai sentito, che ospitava mici abbandonati.

In una gabbia divisa in tre piani, una mamma gatta allattava due gattini, mentre altri tre a stento trotterellavano con la codina alzata. Ero andata lì coi miei figli con l’intenzione di sceglierne uno, ma ne portai a casa soltanto due 😉 , svezzati da poco. Tigro e Gri Gri appartenevano a due cucciolate diverse: la prima era stata affidata al gattile da una signora che non era riuscita a sistemarla diversamente; stessa sorte per Tigro e un suo fratello quasi gemello. La responsabile mi convinse a prendere due micetti perché, soprattutto da piccoli, non avrebbero sofferto la solitudine. Col senno del poi condivido che due gatti non solo si fanno compagnia ma sono uno spasso di scorribande, rincorse, nascondini, salti, fughe e capriole. Un’allegra associazione a delinquere 😀 . Erano talmente piccoli da stare nel palmo della mano e perdersi nel trasportino, enorme per loro. Pensare che adesso c’entrano a stento.

Impararono presto a esplorare la grande terrazza, a sconfinare sul tetto della casa a fianco, curiosando nelle abitazioni altrui, fino a raggiungere, con un’impervia arrampicata sui condizionatori d’aria, un’ anziana signora che li chiamava dal quarto piano offrendo loro croccantini. Conquistarono la stima dei vicini perché divennero presto il terrore dei piccioni che nidificavano sotto le tegole. Ogni tanto li scoprivo acquattati che puntavano possibili prede pennute, ma alla fine orgogliosamente impettiti si accontentavano di portare gusci di uova e qualche sparuta piumetta. Solo una volta dovetti intervenire tempestivamente, brandendo la scopa, per scacciare dall’antenna parabolica un gabbiano reale, con le ali spiegate, pronto  ad avventarsi su una temeraria ed incosciente Gri Gri che da dieci minuti si stava esibendo in miagolii e scodinzolamenti tipici del  rituale di caccia.

 Con il tempo sono cambiati anche i gattoni; hanno qualche chilo in più e sembrano gradire di più le coccole. In fondo non differiscono troppo dagli umani.

Tigro è diventato un placido gattone, elegante nel regale portamento di tigre in miniatura, impreziosito dalla pettorina e dai guanti bianchi. È il tipico gatto sornione che dorme o finge di dormire, sempre pronto a scattare non appena sente invitanti effluvi di pappatoria. Se non dorme, mangia. Cosa strana, si avvicina fuseggiando e fa gli onori di casa quando arrivano ospiti o persone a lui sconosciute.

Gri Gri invece è molto più vivace, ma timorosa e diffidente al punto tale che le basta sentire voci insolite per volatilizzarsi. È talmente furba che scova nascondigli sempre nuovi, anche perché sa aprire gli armadi con le ante scorrevoli. Cerca la nostra compagnia e si accoccola vicino a noi sul divano mentre guardiamo la tv o leggiamo. È tenera, ma diventa una furiosa  tigre in fuga non appena apro la fialetta antipulci: terrorizzata schizza in alto su un mobile non appena, credo, ne sente l’odore. Mi sono sempre chiesta cosa ci sia in quell’intruglio. Gri Gri è il peluche preferito di mio figlio, ormai “ piccolo” solo perché l’ultimo nato in famiglia, che mi sorprende non poco quando le parla dolcemente e la prende in braccio con delicatezza. Sono lontani i tempi in cui tagliò le vibrisse a Tigro che, saltando, perse l’equilibrio e volò dal terrazzo al piano di sotto miaolando così forte da fare affacciare diverse persone dei palazzi intorno. Un’avventura memorabile le operazioni di recupero del gatto spaventato e quelle di persuasione educativa per un figlio pestiferissimo.

 L’anno dopo adottammo Skip vero e all’inizio la convivenza con i gatti non fu facile.

Ancora ricordo lo storico incontro con le due tigri che con Skip avevano in comune solo la provenienza. Dal canile lui e dal gattile loro. I miei gatti non avevano mai visto un cane. Il cane non conosceva i gatti e fiducioso zompettò verso le belve spodestate. La loro immediata reazione fu una solenne soffiata, inarcata di coda e un repentino balzo su un mobile sul quale rimasero appollaiati per circa una settimana, scendendo solo di notte o quando la cosa rossa movente non era nei paraggi. Skip era più piccolo dei gatti, ma più robusto di corporatura e baldanzoso nei movimenti.

 Il famelico Tigro, pur di non rinunciare alla pappa, imparò presto a mantenerlo a distanza, soffiando e artigliando. Gri Gri invece ne era incuriosita, l’ osservava dall’alto e da lontano, finchè un giorno inavvertitamente si scontrò con il nuovo arrivato, che usciva trotterellando dalla cucina. Il cane, sorpreso, si fermò intimorito e si accucciò, come aveva ben presto imparato quando incrociava il signor Gatto. Gri Gri invece, con mia sommo stupore, non scappò via. Si sedette guardinga di fronte a lui. Stettero fermi a guardarsi per qualche minuto: lui con le orecchie basse e lei con le orecchie ben alzate, finchè  la guappa gatta  con nonchalance se ne andò. Quella notte Gri Gri annusò Skip che dormiva in una cesta ai piedi del letto, salì sulla vicina cassapanca e lì si addormentò. Da quel dì iniziò a vegliarlo, forse aveva capito che era piccolo e innocuo e il suo istinto materno vinse la diffidenza .

  In poco tempo sono diventati compagni di gioco e di malefatte. Ancor oggi lei si acquatta sulla sedia per allungare una  zampa sull’ ignaro amico che passa e si guarda intorno senza capire. C’è stato un periodo in cui i miei figli hanno subito ingiuste sgridate per le carte di caramelle o cioccolatini che trovavo sotto il tappeto o i cuscini del divano. Un pomeriggio, mentre guardavo la tv, sentii un rumore sulla credenza : Gri Gri spingeva una caramella con la zampa, giù verso il cane che, scodinzolando, stava in trepida attesa. Skip prontamente la ingoiò. La gatta continuò. Questa volta lui riuscì a scartarla e lei, come un pattinatore di hockey su ghiaccio, con l’involucro improvvisò uno slalom sul pavimento del salotto, finchè portò il suo trofeo sul divano. Quando osò tornare alla carica del porta bon bon fu paralizzata dal mio inatteso, urlato e  solenne “scendi giù” e si defilò di corsa. Occhio che non vede, cuore che non desidera: da quel giorno chiusi a chiave i dolci. 

Sono trascorsi circa quattordici anni, e i miei figli a 4 zampe ci hanno seguito nella nuova casa in città. Si sono adattati al nuovo ambiente anche se a volte scopro Gri Gri che, assorta, sbircia dietro la finestra. Forse rimpiange un po’ la terrazza dove amava sdraiarsi al sole.

Sì, in fondo i gatti non differiscono troppo dagli umani.

 

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Arriva Natale…

Nonostante le buone intenzioni dei primi giorni di dicembre, finalmente ieri ho finito di preparare presepe ed alberello creando un po’ di atmosfera natalizia senza ridurmi alla vigilia di Natale. Effetto di un ultimatum che mi sono imposta perché da anni, pur riproponendomi sin dall’ Immacolata di adempiere ai rituali natalizi, spesso e volentieri per intere settimane gli addobbi giacevano inerti sul pavimento del salotto in attesa di essere disimballati. Addirittura un anno, poiché partivamo a Santo Stefano prevedendo di rientrare il giorno precedente l’Epifania, ho bypassato l’allestimento natalizio comandato, con un po’ di senso di colpa per la cronica indolenza prefestiva.

 Quest’anno  ho rinnovato il presepe. O meglio, l’ho ridotto ai minimi termini con statuine giganti, che richiamano un po’ quelle antiche, acquistate dal consorte. Una bella Sacra Famiglia che troneggia su un tavolino, circondata  da una stella di Natale e da qualche ramo di abete e di agrifoglio. Mi spiace non poterlo fare come sempre, utilizzando la base napoletana doc di San Gregorio Armeno e  tutto l’occorrente.

 

 Colpa anche della gatta se da qualche anno rinvio i preparativi.

I gatti sono animali imprevedibili.  Apparentemente non ci sono mai mentre prepari l’albero e collochi le statuine cercando di creare un’equilibrata armonia di colori e di forme. Ma dopo l’impegno serale dell’intera tribù, adunatasi al completo per  discutere di logistica delle palle e delle luci, immancabilmente trovavo i rami bassi dell’alberello completamente spogli. Gli addobbi giacevano  sotto il tappeto o in angoli del salotto, probabilmente dopo avere rotolato a lungo. Qualche anno fa ci fu una strage di decori di paglia e un’ecatombe  di pastori. Tutti – dico tutti – comprese le pecore, rigorosamente coricati, abbattuti. Opera della gatta.

 Il gatto Tigro è troppo pigro per queste imprese. Gri Gri invece è intraprendente e molto furba. Non so se capisca o, semplicemente dal tono di voce, intuisca che è il momento di filare via. Quando trovai il muschio sparso sul pavimento, alzando lo sguardo la colsi in flagrante con un alberello del  presepe in bocca e, al mio perentorio invito di mollare la preda, pensò bene di rispondere non con una veloce fuga, ma con un salto sulla credenza, portando in salvo il suo trofeo. Da lì  continuava a puntare il presepe con occhi sempre più gialli e grandi, pronta a deltaplanarci su.

In casa non combina molti disastri. Li concentra tutti nel periodo di Natale, anche se in questa foto ha un’aria felinamente angelica.

 

Le ho parlato telepaticamente con uno sguardo inequivocabile di sfida, dicendole che se quest’anno assalta le statuine giganti, la ridurrò a manicotto dei re Magi. Mi sorprende la sua capacità di prendermi alla lettera. Stamattina il presepe era intatto. In compenso lo spiritello felino  ha sparpagliato qualche pallina dell’albero per le stanze di casa e, pur di portare a buon fine le sue scorribande notturne, ha imparato ad aprire la porta del salotto :)