Erre come… Rosarno

Tre anni fa Rosarno fu teatro di una rivolta urbana , in seguito al ferimento di due immigrati africani, con un’arma ad aria compressa, da parte di sconosciuti. Dal 7 al 9 gennaio 2010 gli scontri coinvolsero immigrati, cittadini e forze dell’ordine, facendo emergere una realtà di degrado e di sfruttamento, indegna di un paese civile.

 Riecco Erre…a ricordo della rivolta di Rosarno.

 Rissosa rivolta di raggirati reietti rappresenta reazione a regia di reprobi, rapaci rais. Ragazzi racimolavano ridicole retribuzioni, raccogliendo. Recentemente raggrumano rantolanti  respiri mentre  rapide ruspe raspano Rognetta, rivoltano rancidi rifiuti e resti di riscossa.

Rimpatrio, risarcito rimborso di rinnegato rispetto nelle rimbalzanti responsabilità, risveglierà  rimorsi? Rosarno  resterà  roccaforte di rustici rampanti che reingaggeranno remissive reclute, riconquisteranno recinti, o riconoscerà rovinose ribalderie? Ruggente si riarmerà, resisterà per risanarsi, ricostruire relazioni, redimersi, o ruffianamente  riverirà racket e ragguardevoli rampolli reggicoda? 

Reiterata recrudescenza ricerca riflessioni, rivendica regole, raccomanda reale  e reciproco recupero. Rabbia e revanscismo reclamano ragionevoli rimedi, risposte, risultati.Requiescat  Rognetta, rugginoso ritratto, risaputo reflusso,  rude radiografia di rilassata  Repubblica.

Recondita rapsodia riconcili, restituisca  rispetto a reduci di rivolta, relegati in rinunce, ricatti e restrizioni. Redivivi repressi raggranellano rare reliquie di remoti ricordi, rimpiante ragnatele di radici.

 Rincresce ricordare, romita Rosarno!

 

6 pensieri su “Erre come… Rosarno

  1. Scontrosa la Erre di rivolta dei ribelli a rivelare risultante risalto il comodo potere dello sfruttamento dentro la carne viva degli ultimi. Ma gli ultimi, dice qualcuno, saranno i primi. Bella soddisfazione la ricreazione paesaggistica del parcheggio Paradiso con panorama.

    * * *

    Ieri mattina, a proposito della mattanza delle cosiddette morti bianche, ho scritto il seguente commento nel blog Precari United, titolo del post:

    “LA GUERRA DEL LAVORO. BILANCIO DELLE VITTIME 2012″

    Le pagine letterarie, la narrativa fatta di pezzi di carne quali racconti e romanzi, e più ancora la poesia, anche quella più surreale e lontana dalla vita quotidiana di chi ha avuto in dono la vita come castigo per le condizioni materiali in cui è costretta a subire e a vivere, dovrebbe trattare questi fatti, cioè la perdita della vita di un lavoratore sul luogo di lavoro come autentici lutti nazionali da cui trarre insegnamenti d’ogni genere;ma innanzitutto quello che la vita di un essere vivente viene prima di ogni altra cosa ed è, per forza di cose, contro ogni tipo di sfruttamento e asservimento materiale, etico e morale. La letteratura e la poesia di una piccola finestra quale il magazine domenicale di un blog quale Precari United non può prescindere, ma anzi è innervata da tali fatti così immensamente dolorosi. E punitivi. Per come si stanno mettendo le cose nel mondo del lavoro, quando un lavoratore muore sul luogo del lavoro assume su di sé un detto usato dalle mie parti: Cornuto e mazziato. Dopo il danno la beffa; ovvero, dopo la perdita umana, la famiglia del lavoratore si ritroverà materialmente, per quanto possa essere indennizzata, cosa sempre più difficile, affettivamente e umanamente più povera e disastrata di prima. Ma cosa volete che sia una vita di un lavoratore in meno, per quanto preziosa, l’importante che sia stata fatta la volontà di nostro signore, dirà qualcuno. E, poi non disperate: c’è sempre il paradiso ad accoglierci nella buona e nella cattiva sorte. In fondo il paradiso è il deposito dove vanno i corpi del tutto scassati e sgarrupati dei lavoratori: precipitano, si sfracellati, vengono fulminati o scaraventati nei cantieri di lavoro; hanno contratti sulla parola, cioè a nero e glorificano, senza volerlo, le strade del progresso; è l’altra faccia della medaglia; e, li chiamano luoghi di lavoro. Ma c’è il premio finale. Quanto basta per mettersi il cuore in pace. E rassegnarsi alla volontà del Padrone, del Manager, del Sindacato giallo e del loro dio con la lettera maiuscola. Sono solo i morti di una lista, per la precisione, più o meno, mille e passa lavoratori …

    06 gennaio 2013 10:11

    Le varie rivolte degli ultimi, cioè i proletari d’ogni colore, ossia quelli più scassati e sgarrupati, e lotte di operai, disoccupati, licenziati, donne discriminate e uccise da una cultura che ha in sé i germi della violenza e della sopraffazione, hanno necessità di prendersi per mano e camminare e guardare la strada, l’orizzonte.

    • @Transit: non a caso il lavoro si chiama ‘a fatica,…
      dà dignità e identità sociale, è un diritto della persona e dovere sociale.
      Morire sul lavoro è cadere con onore sul fronte di una quotidianità che appartiene a tutti .
      La morte bianca assolve nel martirio ma ci condanna a un intimo dolore.

      E non dobbiamo mai dimenticare e subire.

  2. Fondazione Ismu ; a cura di Vincenzo Cesareo Quindicesimo Rapporto sulle migrazioni 2009 Franco Angeli, c2010 , Milano Il Rapporto analizza, come di consueto, alcuni ambiti di particolare rilievo in riferimento all’immigrazione: il lavoro, la scuola, la situazione abitativa, la sanità. Specifici approfondimenti, che esaminano fenomeni come i consumi degli immigrati o le rimesse verso la madre patria, testimoniano un costante radicamento nel nostro paese. La crisi economica, quale evento planetario, rappresenta invece il filo conduttore nell’analisi delle politiche migratorie attuate in alcuni paesi europei ed extra europei, in particolare Gran Bretagna, Germania, Spagna e Australia. Un’attenzione particolare viene riservata per la prima volta al tema del co-sviluppo, inteso anche come modalità di coinvolgimento attivo degli immigrati nel promuovere la crescita dei loro paesi di origine.Collocazione Centro Studi: 06R13Angela De Lorenzo Rosarno, xenofobia montata ad arte in Narcomafie : legalità – diritti – cittadinanza n. 1 (gen. 2010) pp. 49-52 Si tratta dell’analisi di un fatto di cronaca accaduto nel gennaio 2010 a Rosarno, in Calabria, dove i lavoratori stagionali “neri”, presenti nel territorio per la raccolta degli agrumi, sono stati cacciati dalla popolazione in rivolta, a causa, è stato detto, della xenofobia dilagante. Grazie all’incontro con alcune delle persone cacciate, l’autrice è potuta pervenire ad un’interpretazione diversa: i lavoratori sono stati mandati via al termine della stagione per non doverli più pagare e perché non serviranno più, visto che la raccolta degli agrumi sta diventando sempre meno redditizia. Il clima di intolleranza razziale è stato creato ad arte dalle associazioni mafiose che controllano il settore.

    • Grazie per il commento e le precisazioni. Le manovre xenofobe , che attecchiscono come la mala erba, sono ancora più gravi se dettate dall’intento di sbarazzarsi dei lavoratori.

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