La colomba

Il re longobardo Alboino, fu un guerriero valoroso ma spietatissimo. Si pensi che durante una serata  di bagordi nella reggia di Verona,  bevve vino in una coppa ottenuta dal cranio del padre di Rosmunda ( un tale  Cunimondo) e costrinse perfino la moglie a imitarlo pronunziando  la storica frase “Bevi Rosmunda dal teschio di tuo padre!” 

Firmò così la sua condanna a morte: infatti l’amata Rosmunda ordì una congiura per vendicarsi . Come? Legò al suo fodero la spada del marito, che all’arrivo dei congiurati cercò invano di difendersi con uno scranno…fu poi sepolto a Verona e allora, secondo me, nacque il detto  “chi è causa del suo mal, pianga se stesso”.L’orda dei barbari, guidati da Alboino, calò nell’Italia settentrionale nel 568 d.C.  In  fretta e furia i  longobardi, con famiglie e  mandrie di bestiame al seguito ( insomma una sorta di migrazione …ma all’ epoca  non c’era ancora Borghezio),  conquistarono prima Aquileia, Vicenza e Verona, poi nel 569 d. C.  Milano e Pavia. 

 

Si narra che la città di Milano dovesse  rendere al conquistatore un considerevole tributo: oro, gioielli, stoffe pregiate, oggetti dell’artigianato locale, cibi prelibati e dieci giovani fanciulle, scelte tra  le più belle, di cui il re potesse disporre a suo piacimento ( mica scemo!). A Pasqua però, dopo la consueta offerta dei preziosi doni, i milanesi offrirono al re un dolce nuovo, inventato poco tempo prima da un fornaio. Il dolce era simile al panettone ma con l’aggiunta di mandorle e granella di zucchero e aveva la forma di una colomba, simbolo cristiano della pace. Il re apprezzò molto quella squisitezza e proclamò che si sarebbe impegnato a rispettare e far rispettare la colomba come simbolo della pace e della Santa Pasqua. Poi impaziente attese la presentazione dell’ultimo dono: le dieci leggiadre giovinette che sarebbero state sacrificate, come  agnelli, alle sue voglie di lupo famelico e zozzone. Le ragazze dovettero sfilare dinanzi ai dignitari di corte, convenuti per l’occasione. Erano  state  ornate con vesti finissime e profumate con essenze , perché riuscissero gradite al re marpione. Alboino si avvicinò alla prima  fanciulla e, accarezzandole la guancia, le chiese come si chiamasse. La fanciulla, intuendo il suo destino ingrato dallo sguardo bramoso del re, prontamente rispose: “Colomba!”…e così fecero anche tutte le altre. Alboino, che nonostante tutto era un re, non potè  venir meno all’impegno poco prima proclamato. Non solo, ma liberò  le fanciulle dopo averle premiate con una cospicua dote. Quell’anno potè assaporare solo la colombella candita e zuccherata, che diventò il prelibato e tipico dolce  di Pasqua  prima a Milano poi in tutta Italia.

7 pensieri su “La colomba

    • @Giulio GMDB: la storia , raccontata da Paolo Diacono , sicuramente si confonde con la leggenda. Anch’io dubito della clemenza di Alboino, capace di bere e fare bere sangue da un teschio.

  1. Se invece di sollazzarsi con le dieci ragazze dovette “ripiegare” sulle dieci colombe pasquali abbiano scoperto chi fu il primo re con la glicemia alta.

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