La storia infinita del presepe napoletano: i tetri personaggi del presepe, ormai scomparsi.

 Nel  Complesso Monumentale di San Lorenzo Maggiore in Piazza San Gaetano a Napoli ( nei pressi di San Gregorio Armeno, sede delle botteghe degli artigiani del presepe), nel dicembre del 2009 ebbi l’occasione di visitare l’interessantissima mostra “Tradizione in azione- un percorso d’arte tra tradizione e contemporaneità”,  realizzata dai fratelli Scuotto, dalla quale ho molto appreso sulla storia e sull’arte del presepe.

Da anni i fratelli Scuotto trasformano l’artigianato in arte pura.  Ideatori e creatori della bottega “La Scarabattola” e dell’Associazione culturale EsseArte, dal 1996 svolgono un lavoro curato, ironico, fedele alla tradizione ma altamente innovativo dell’arte presepiale che, sin dal ‘700, da semplice espressione folkloristica di successo del popolo si elevò a raffinata espressione culturale di Napoli. Documentandosi sui testi “Il Presepe popolare napoletano” e “Le storie e i racconti dei dodici giorni di Natale” del Maestro Roberto De Simone, hanno  scoperto che il presepe nasconde dei simboli straordinari, esoterici e interessanti. 

De Simone  ha recuperato e riproposto  il patrimonio culturale, teatrale e musicale della tradizione popolare campana, riscoprendo e diffondendo anche la tradizione napoletana del Natale. “…La tradizione come scrigno della memoria, ma anche specchio che riflette in modo oggettivo le mutevolezze della nostra identità nel sovrapporsi delle epoche…. il Natale ha  origini arcaiche risalente a  epoche antecedenti e pagane. Timorosi per il futuro, buio e spoglio paventato dall’inverno, i popoli primitivi esorcizzavano le loro paure con rituali propiziatori al ritorno della luce e del calore oppure, più tardi, alla rottura simbolica del tempo con la speranza di arrestare gli eventi nefasti e rigenerare un tempo nuovo, più equo e giusto. Di questo si può intravedere qualche traccia,ormai sbiadita, nell’usanza di tagliare a pezzi il capitone o l’anguilla e nel consumo dei tipici struffoli o del susamiello , dalla caratteristica forma serpentina. (Roberto De Simone:  da “Personaggi di terrore, demoniaci e magico religiosi della tradizione natalizia meridionale-2008)

 Il presepe è quindi la rappresentazione tangibile e visibile della tradizione, non solo come devozione per il Salvatore , ma anche come espressione di tutti i simboli del codice onirico della tradizione (quali il ponte, il pozzo, la fontana, il mulino, il fiume, l’osteria)  vissuti da personaggi tipici di leggende, credenze,superstizioni popolari in una commistione di sacro e profano, magia e religione.                                

Tra i personaggi del presepe napoletano c’erano figure un po’ tetre, alcune demoniache, ritenute depositarie di messaggi terrificanti e perciò, probabilmente, pian piano sono scomparse ma sopravvivono nella costante presenza del pozzo, del ponte e dell’acqua. 

Tra questi personaggi, grazie ai fratelli Scuotto, rivive la mostruosa Maria ‘a Manilonga: nell’Avellinese i bambini devono stare lontani dai pozzi nelle sere delle festività natalizie perchè Maria, essere demoniaco, li cattura (Roberto De Simone) trascinandoli nelle profondità delle acque sotterranee, negli Inferi. Il pozzo rappresenta gli abissi e quindi la comunicazione col mondo dei morti.

Forse non a caso, già nell’intuizione popolare, alla Madonna si contrapponeva  Maria ‘a Manilonga che potrebbero essere  aspetti dell’ambivalente  sentimento materno di madre-matrigna, amore e odio originato dalla doppia e conflittuale soggettività delle madri, il cui figlio vive e si nutre del loro sacrificio. Un sentimento naturale- come sostiene  Umberto Galimberti in “ I miti del nostro tempo” ed. Feltrinelli- sempre esistito, testimoniato dalla mitica Medea, e sempre ripudiato con terrore collettivo  perché intacca la sacralità della vita. L’abisso della solitudine può  trasformare la madre in matrigna con potere di vita ma anche di morte quando quel figlio è troppo distante dai suoi desideri e sogni.

 

 

Mamma Sirena: è il personaggio di una favola che narra di un giovane  pastore che,  lungo la riva del mare, intonava  un canto per favorire il ritorno della sorella dagli abissi marini in cui era tenuta prigioniera. Le pecorelle, mangiando le perle che cadevano dai capelli della fanciulla, acquistavano poteri vaticinanti, svelavano arcani misteri e davano infallibili oracoli.

 

 

Il ponte dei carmelitani: in riferimento al segno del  ponte a Grottaglie e a Napoli, nel giorno dell’Epifania il presepe si arricchiva di una scena singolare. Vale a dire che lì, dove è situato un ponte tra due dirupi, si collocavano dodici figurine di monaci scalzi ed incappucciati, che si rifanno alla Madonna del Carmelo, che è appunto la Madonna delle anime del Purgatorio. Mostravano il pollice della mano sinistra fiammeggiante: essi rappresentavano i mesi morti o i dodici giorni del periodo natalizio che, al seguito dei Magi, ritornavano nell’aldilà .

 

 Il ponte consente il  transito tra il mondo dei vivi e quello dei morti . È un  luogo di manifestazioni magico-fantastiche, rappresentate per esempio dal lupo Mannaro e da Mafalda.

A mezzanotte meno dieci Zi Michele procedeva col suo carretto  in direzione di un crocevia e , da lontano,scorse una strana figura. Giunto al crocevia non lo vide più. Esclamò “Mamma mia, l’ho visto un momento fa. Ma sto sognando, o che mi sta succedendo? ” Non appena attraversò il crocevia, gli si presentò il mostro, il famigerato lupo Mannaro.

Sotto il ponte invece compariva,  in veste di  monaca, il fantasma di Mafalda o, per alcuni  della Principessa Cicinelli, che appartiene alla tradizione campana e pugliese. Suo  padre le  aveva vietato di vedere il paggio di cui si era innamorata  e voleva che si ritirasse in convento. “Quando giunse la sventurata giovane, raccolse piangendo il capo mozzo del suo amato , lo depose nella bisaccia e si trafisse con lo stesso pugnale che il padre aveva lasciato per terra.” (Roberto De Simone).

 Ecco sul ponte il tempo che passa, sotto il mondo dei morti con Mafalda in basso a sinistra.

La tradizione riproposta  con un linguaggio artistico libero, come deve essere sempre l’arte, (Salvatore Scuotto) rivive nella passione artistica  e nella creatività dei fratelli Scuotto.

 

Articoli correlati:

A Eduardo direi: “Sì mi piace il presepe”

Simbolismo del presepe: luoghi e personaggi

 

10 pensieri su “La storia infinita del presepe napoletano: i tetri personaggi del presepe, ormai scomparsi.

  1. Che post interessante, Maria. Quanta cultura popolare, che è poi la fucina da cui si origina il patrimonio culturale italiano così ricco e variegato!

    Hai nominato “elementi” a me noti per amicizie e relazioni. Il susamiello quant’è buono! Occorre avere buoni denti per assaporarlo;). Maria ‘a Manilonga…me ne parlava una signora di origini napoletane, vicina di casa, quando ero piccola. Brrr, che paura!

    Grazie per questa perla!

    Annarita

    • @annarita: la cultura popolare napoletana è un mondo sconfinato e affascinante che, tra leggende,credenze,consuetudini, confluisce nell’arte presepiale. E ogni anno scopro qualcosa di nuovo
      Grazie a te per la visita :)

  2. Buon Natale a chi viene da lontano.
    E a quelli di terra nostra.

    Buona Natale ai non credenti o atei.
    E a quelli che non commentano mai.

    Buon Natale a chi si lascia cadere mani,
    dita e silenzio in grembo come fossero criature.

    Buon Natale ai poeti vecchi e nuovi.
    E a quelli sparsi nell’universo.

    Buon Natale al poeta Alda Merini.
    E a quelle che non sanno di esserlo.

    Buon Natale alle parole degli ultimi.
    E a quelli che non aspettano.

    Buon Natale alle frasi d’amore mai dette.
    E quelle sconfinate di luce.

    Buon Natale alla voce dimenticati.
    E a carezze, sospiri e voli ai ceppi.

    Buon Natale agli amori degli occhi.
    E a quelli di fuoco, lava e lapilli.

    Buon Natale a te che non hai gli occhi.
    E a te che stai morendo.

    Buon Natale al sole che riscalda.
    E alla pioggia che ride sovente.

    Buon Natale ai bambini orfani.
    E la freddo nelle ossa.

    Buon Natale a quell’uomo ragazzo.
    Alla ricerca disperata dell’amore.

    Buon Natale a chi deve affacciarsi
    e aspettare. E sperare la bontà.

    Buon Natale a chi a Natale non c’è.
    E piange di nascosto nostalgia.

    Buon Natale a chi nascendo è perso.
    E dimenticato, perché invisibile.

    Buon Natale a me così disperato.
    E a chi non mi ha mai conosciuto.

    Ciao. Arrivederci. Addio.
    E buon Natale.

    Post Scriptum:
    Togli le due parole iniziali e mettine
    almeno una che colpisca non tanto

    al bersaglio grosso … ma sottopelle;
    per quanto mi riguarda, provo a
    mettere vita, per cui avremo:

    Vita al sole che scalda.
    E alla pioggia che sovente ride.

    Vita ai bambini orfani.
    E al freddo nelle ossa.

    Vita a chi non c’è.
    E piange di nascosto nostalgia.

    Vita al papa che calza scarpe griffate.
    Alla cosa più facile da dire e ma però

    grazia il cameriere che mesceva vino pregiato,
    invecchiato per decenni, in botti di rovere.

    Pe’ nun parlà d’e privilegi e ‘o riesto
    appriesso.

    Vita ai bambini orfani.
    E senza pane.

  3. Probabilmente nel tempo si è privilegiato il messaggio di luce e amore che il,presepe trasmette e sono state eliminate le figure tetre legate ai simboli dell’oscurità e del male. Molto interessante questa interpretazione. Ciao Maria. Un caro saluto anche ad Annarita.

  4. @Filo: si col tempo ha prevalso il significato sacro e celebrativo del presepe. Il passo dall’alto dei cieli agli inferi era breve… Come potrai leggere domani . Un caro saluto. :)

  5. Marì,
    grazie assai p’a bbona crianza e ll’ospitalità toia e ‘e stà casa chin’e calore. M’è piaciuto assaje ‘a tazzulella ‘e cafè cu ll’annese. Ma pure ‘e pastarelle e ‘o the.
    (nun te preoccupà si dint’a credenza nun tenive niente: ‘a fantasia serve a chesto, ‘a pazzià con i sensi). A proposito d’a tombola, ma nun saccio tu mò comme e mmò addò staje ‘e case, ma devi spare ca dint’a sti juorne, ‘o teatro ‘e ncopp’e Quartieri Spagnoli a Galleria Toledo mette in scena ‘E nummere d’a tombola: ‘na recita da schiattarsi d’e resate.

    • @Transit: grazie per la segnalazione della divertente e scostumata tombola. Peccato che sia un po’ distante, ma ti assicuro che ieri in casa abbiamo dato davvero i numeri con la nonna che nasconde le cose e noi quattro a cercarne una per tre ore e mezza. :)

  6. Pingback: Tra i demoni di ieri e di oggi nel presepe… e non solo. | SkipBlog

  7. Pingback: Il presepe napoletano come porta rituale tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti | SkipBlog

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>