La neve era sospesa tra la notte e le strade come il destino tra la mano e il fiore.

La neve ricopre le cime e le valli, le strade e fluttua sui mari della vita. La lama affilata del gelo trancia piedi che hanno macinato deserti, prigionie e stenti, paralizza il cuore e le speranze di tanti che s’ infrangono alle frontiere dell’indifferenza di popoli che hanno distrutto la civiltà del restare umani. L’anno vecchio ha portato una pandemia, inimmaginabile, incontenibile, imprevedibile ma la vera pandemia è l’indifferenza.

Quest’anno abbiamo sepolto troppi morti, vite che si sono spente nelle RSA, nelle case, negli ospedali, che hanno reso attoniti il mondo intero mentre sfilavano sigillate nelle bare sui camion. Quanta impotenza, umiltà, solitudine nei passi stanchi di papa Francesco sotto la pioggia, una pioggia che dovrebbe lavare colpe e sofferenze con le quali ancora facciamo i conti.

andrà tutto beneAlla voglia di uscirne cantata dai balconi e per le strade d’Italia e del mondo, esplosa  negli arcobaleni  dipinti dai bambini, sono passata a una sorta di rassegnazione, all’ incapacità di proiettarmi nel futuro e all’arte di sopravvivere al presente apprezzando quella spensieratezza e libertà che quasi mi annoiavano e ora rimpiango. La resilienza è necessaria, la razionalità mi dà la forza per sostenere; mi travolge un fiume di male parole pensate e dette contro chi vaneggia e allunga i tempi di queste limitazioni, ai quali non si riesce nemmeno più a replicare ma solo a maledire perché sono un’insopportabile bestemmia contro chi non ce l’ha fatta, e chi si prodiga ancor oggi per salvare vite. La pandemia ha fatto galleggiare il meglio dei comuni mortali, che ne sanno più dei ricercatori, dei medici, più dei profughi in cerca di accoglienza, per loro è facile rimanere avvolti nel loro narcisistico individualismo con la lungimiranza del paraocchi che non va oltre il buco in cui vivono, succubi di complotti, ignoranza e meschinità.

migranti sotto il ponteChe il nuovo anno ci dia la forza di resistere, di restare umani, di sopravvivere, di continuare a dare forza e speranza, di dimenticare i rimpianti e ciò che è nostro per tendere una mano a chi ha bisogno, a chi ci vive vicino e a chi viene da lontano. Un paese civile non separa i bambini dai genitori e tanto meno li ingabbia, un paese civile non lascia dormire donne e bambini sotto la passerella Squarciafichi di Ventimiglia e forse non è un caso che la furia dell’acqua l’abbia travolta, per ammonirci che l’indifferenza contro gli inermi e i più indifesi è una maledizione che prima o poi ci ricade addosso.

 

passerella squarciafichiLa pandemia dovrebbe indurre a riflettere sulla fragilità della vita di tutti, non solo le nostre o quelle dei nostri cari, non ci sono vite che valgono più di altre. La disperazione è insopportabile per chiunque, per cui dovremmo unirci nella solidarietà e tanti uomini e donne di buona volontà e di ogni età ne hanno dato silenziosi e costruttivi esempi. Siate benedetti ora e sempre!

Dobbiamo riappropriarci del senso civico e alzare la voce e adoprarci fattivamente con fermezza ogni qualvolta sia violato e irriso non per essere giustizieri, no, ma perché quando si tocca il fondo non resta altro che risalire, con determinazione e tenacia, con uno slancio faticoso che però innalza e ossigena, può salvare tutti ed eleva. “La neve era sospesa tra la notte e le strade come il destino tra la mano e il fiore” ( cit. Cristina Campo) mi riecheggia dentro.

augurio nuovo anno

 

2021 sono pronta, ti aspetto con rassegnato timore, ma non mi arrendo.

Buon anno!

Che sia un anno …

Tempo di vacanze, di pause, di brindisi… perciò vi lascio l’ augurio skippesco delle S, a me caro,  la cui forma serpentina rappresenta la rottura simbolica del tempo con la speranza di arrestare eventi nefasti e rigenerare un tempo nuovo, più equo e giusto. 

L’Anno Nuovo alle porte sia strabiliante, splendente, sorprendente e sostanzioso ma  stracarico di salute, serenità e speranza, saggezza, simpatia e sincerità , sentimento e sensualità , sprint e successo, soldi , sogni e speranze , solarità e sorrisi, sesso sfrenato ma sicuro e ancora

senza sprechi e smog (per gli ambientalisti),

senza stop né stand by ma con scelte soddisfacenti e scommesse da vincere con se stessi e con la sorte

e soprattutto senza sfortuna né scosse  sismiche reali e non

In veritá mi accontenterei di un anno serenamente, semplicemente e silenziosamente  stelluminoso.

Auguri di Buon Anno a tutti!

 

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Vischiosi auguri di Buon Anno

Antonio Porta : “Incamminarci”

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Incamminarci

Al giro di boa ancora fiammeggiano le querce,20140510_163522
celebriamo il passaggio dell’anno, del fuoco 
quello appena nato non può temere il gelo 
tutte le foglie lo trattengono nel calore 
fin che possa liberare le ali piumate 
ruotare sopra di noi che dormiamo, incamminarci.

  (Invasioni, 1984)

 

Auguro a tutti voi, amici e lettori, una buona fine anno e tanto tanto, tempo nel 2015 per ciò che desiderate di più. 

Maria

 

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Pur'ammè. Resistiamo!

Pur’ammè. Resistiamo!

 

Vischiosi auguri di Buon Anno

 

Il vischio è una pianta particolare, alla quale sin dall’antichità si attribuivano magici poteri .vischio Questo sempreverde semiparassita nasce su rami e tronchi di altre piante, qualora le sue  bacche vi cadano dentro, e cresce volentieri su alberi da frutto ma anche su querce, pioppi, tigli e olmi . Secondo la tradizione il vischio, appeso alla porta di casa, è il simbolo di un potente mix beneaugurante di fecondità, longevità e fortuna, di cui si trova traccia in numerose leggende.

 Una di queste narra del dio Baldr, figlio di Odino e della dea Frigg, un giovane forte, buono e benvoluto da tutti, ma angosciato da presagi di morte. Sua madre fece quindi giurare al popolo, agli animali, alle piante, ai minerali e agli  elementi di non nuocere a Baldr. Da allora gli dei si divertirono a lanciargli per gioco oggetti e frecce per dimostrarne l’invulnerabilità. Loki, dio del disordine mosso da invidia, si trasformò in ancella di Frigg e con l’inganno seppe  che la dea non aveva fatto giurare il giovane ed inoffensivo vischio. Loki si procurò quindi  un ramo di vischio, ne fece una freccia , la diede a Hoder, fratello cieco di Baldr, e guidò la sua mano per consentirgli di partecipare al gioco e uccidere, a sua insaputa,  Baldr. Frigg pianse amaramente la morte del figlio e le sue lacrime, a contatto col vischio, si trasformarono in perle . Secondo una versione della leggenda, l’amore suo, di tutte le creature e degli dei, escluso il perfido Loki che dopo varie peripezie  fu smascherato,  riportò in vita Baldr.  La dea Frigg  dichiarò sacro il vischio e di qui l’auspicio di  buona fortuna per coloro che, passando sotto i suoi rami, ricordano con un bacio il ritorno alla vita del dio nordico, il trionfo del Bene sul Male.

druidiAnche per i celti il vischio, che non aveva bisogno di radici in terra, era una pianta sacra . Se cresceva su una quercia poteva dare forza e vigore, rendere  fertili e guarire da ogni male. Nel sesto giorno dopo il solstizio d’inverno solo i druidi, di bianco vestiti , potevano tagliarlo con un falcetto d’oro per adagiarlo su teli bianchi,  dopo avere fatto un sacrificio ai piedi dell’albero. Anche Plinio il Vecchio, naturalista romano del I secolo d. C, in Naturalis Historia  afferma: ”…i druidi non avevano nulla di più sacro del vischio e dell’albero che lo porta, purchè sia una quercia, e che tutto ciò che spunta su quell’albero  è  inviato dal cielo…” 

Oggi la tradizione lo privilegia come decorazione natalizia e festoso respingente di  fulmini e di mala sorte.

Finalmente  l’appiccicoso 2013 sta per finire, mi invischio volentieri  in una foresta di vischiosi auguri per un Felice  Anno Nuovo.

 Buona fine e buon inizio a tutti ! :)

 

Ode al primo giorno dell’anno

 

Lo distinguiamo dagli altri

come se fosse un cavallino

diverso da tutti i cavalli.

Gli adorniamo la fronte

con un nastro,

gli posiamo sul collo sonagli colorati,

e a mezzanotte

lo andiamo a ricevere

come se fosse

un esploratore che scende da una stella.

  

Come il pane assomiglia

al pane di ieri,

come un anello a tutti gli anelli: i giorni

sbattono le palpebre

chiari, tintinnanti, fuggiaschi,

e si appoggiano nella notte oscura.

  

Vedo l’ultimo

giorno

di questo

anno

in una ferrovia, verso le piogge

del distante arcipelago violetto,

e l’uomo

della macchina,

complicata come un orologio del cielo,

che china gli occhi

all’infinito

modello delle rotaie,

alle brillanti manovelle,

ai veloci vincoli del fuoco.

  

Oh conduttore di treni

sboccati

verso stazioni

nere della notte.

Questa fine dell’anno

senza donna e senza figli,

non è uguale a quello di ieri, a quello di domani?

 

 Dalle vie

e dai sentieri

il primo giorno, la prima aurora

di un anno che comincia,

ha lo stesso ossidato

colore di treno di ferro:

e salutano gli esseri della strada,

le vacche, i villaggi,

nel vapore dell’alba,

senza sapere che si tratta

della porta dell’anno,

di un giorno scosso da campane,

fiorito con piume e garofani.

  

La terra non lo sa: accoglierà questo giorno

dorato, grigio, celeste,

lo dispiegherà in colline

lo bagnerà con frecce

di trasparente pioggia

e poi lo avvolgerà

nell’ombra.

 

 Eppure

piccola porta della speranza,

nuovo giorno dell’anno,

sebbene tu sia uguale agli altri

come i pani

a ogni altro pane,

ci prepariamo a viverti in altro modo,

ci prepariamo a mangiare, a fiorire,

a sperare.

  

Ti metteremo

come una torta

nella nostra vita,

ti infiammeremo

come un candelabro,

ti berremo

come un liquido topazio.

 

 Giorno dell’anno nuovo,

giorno elettrico, fresco,

tutte le foglie escono verdi

dal tronco del tuo tempo.

 

 Incoronaci

con acqua,

con gelsomini aperti,

con tutti gli aromi spiegati,

sì,

benché tu sia solo un giorno,

un povero giorno umano,

la tua aureola palpita

su tanti cuori stanchi

e sei,

oh giorno nuovo,

oh nuvola da venire,

pane mai visto,

torre permanente!

  

(Pablo Neruda, Terzo libro delle odi, 1957)

Trad. Alessandra Mazzucco

Cari amici e lettori, tanti, tanti auguri di un sereno 2013!

Maria