“Il resto è silenzio” (William Shakespeare)

Mina Saqr

Un paio di scarpe slacciate. Non per percorrere ma per fermarsi e lasciare l’indizio di un salto dannato e liberatorio nello sfavillio di stelle sulla superficie notturna del mare. Nessuna ricerca ha fatto riemergere nuove tracce, parole dette, scritte, sguardi con domande e risposte, dubbi e certezze. Il silenzio  è la quiete prima  e dopo la tempesta , la calma del mare che  bruca  la riva senza forza, l’immobilità di luci che si spengono all’ improvviso . Un tempo senza durata, una stasi che scardina ogni dinamica, un’ambiguità  che respinge, un’attrazione che avvita nel profondo. Il silenzio ascolta nascosto nel pudore, insegna senza parlare, libera  e doma l’odio e l’amore, causa  persecuzione e salvezza,  irradia il  coraggio mascherato da fragilità e l’ignavia da omertà, segna l’Inizio e la fine di una storia qualsiasi.

“ Chi muore in silenzio si vendica della curiosità altrui.”(Alda Merini). Non è necessario né è dato sapere,  si può solo  soppesare quel  vuoto che invade, quella  lontananza che marchia, quella compagnia che avvicina alla solitudine  e all’ indefinito . “Se per dirlo bastano tre righe, bisogna limitarsi a quelle tre righe. Se per dirlo bastano tre parole, bisogna limitarsi a quelle tre parole. Se per dirlo basta una strizzata d’occhio, bisogna limitarsi a quella strizzata d’occhio. Se per dirlo basta una ruga, bisogna limitarsi a quella ruga. Se per dirlo basta il silenzio bisogna limitarsi a quel silenzio. Non aggiungere. Togli” (David Thomas). Togli per continuare ad osservare il mondo.

17 febbraio 2015- Giornata Nazionale del Gatto

Non poteva mancare su questo blog un post per gli amici felini, che ricordo ogni anno in occasione della Giornata Nazionale del Gatto. Quest’anno vi presento i due piccoli di casa, che ci hanno regalato un po’ di spensieratezza in questi mesi  in cui ho accompagnato all’inevitabile traguardo mio padre.

 

Kiki 1

 In una piovosa sera di ottobre  mi portarono a casa un trovatello, Kiki 1°; bello bello bello e tanto affettuoso. Era  il mio  “lemurino  procionello” con  due  zaffiri  negli occhi splendenti, che però  è zompato troppo presto nel mondo verde azzurro dei gatti.

Kiki 1 procione

 

 

 

 

 

Per lui ho pianto così tanto che mio marito, forse per non sentirmi più, pensò bene di consolarmi regalandomi Kiki 2° che  ci ha subito distratti da altri pensieri con la sua vivacità, mostrandosi  giocherellone, selettivo  e coccolone.

Kiki 2 piccolo

 Kiki primo piano piccolo

 

 

 

 

 

 

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Dopo qualche settimana gli ho cercato un fratellino adottivo perché sono dell’opinione che due gatti sono meglio di uno, sicuramente per loro che trovano un compagno di scorribande , per noi umani invece la coppia si rivela ben presto  una piccola associazione a delinquere. In un piovoso  sabato io e consorte siamo andati invano al canile in cerca di un gattino , più o meno della stessa età di Kiki. Dopo qualche giorno la responsabile mi ha telefonato dicendomi che le avevano portato una gatta e un micetto rosso da una colonia felina dell’entroterra. Le chiesi di tenermelo che sarei andata a prenderlo il giorno dopo. Non c’era nemmeno bisogno di vederlo, sentivo che era arrivato il mio Russulillogatto. Rosso come l’ avevo sempre desiderato, perché  di solito i gatti rossi sono un po’ speciali e anche simpaticamente  pestiferi. L’indomani , sotto una pioggia torrenziale che aveva allagato la strada per il canile e interrotto la viabilità, dopo un lungo giro tra pozzanghere , vigili e pompieri, io e consorte siamo sbarcati al canile e abbiamo adottato il “Russillo”, prontamente e ufficialmente  battezzato al cospetto del veterinario con il nome “ Russò”, che fa molto Jean Jacques, ma in effetti sta per RussulilloRussò piccolo (piccolo rosso in napoletanish). Arrivati a casa, Russò è saltato dalle mie braccia per andare incontro a Skip vero e gli ha fatto subito le fusa, cosa da non credere dato che invece a Kiki bastava intravedere il cane  da lontano per diventare più gonfio e irto di un pesce palla.

 

 Per due settimane le piccole belve in miniatura sono state separate, anche per timore di qualche malattia che colpisce i gattini,  finché è finalmente arrivato il fatidico giorno del primo incontro. Mi ero illusa che avrebbero subito familiarizzato e invece Kiki si trasformava ancora in una palla di pelo, mentre il piccolo rosso era sempre più  incuriosito e desideroso di andare incontro a quell’essereKiki principino alfa indemoniato e minacciosamente gnaolante. Se avevo temuto una difficile e lenta familiarizzazione con il cane, invece adesso dovevo preoccuparmi  della gelosia possessiva di Kiki, il principino Alfa. Fatto sta che soffia  e graffia oggi, soffia domani, dopo circa una settimana Kiki si è degnato di osservare Russulillo e sul morbido lettone di casa i due felini hanno iniziato a  conoscersi lottando.  La panterina siamese, un po’ più grande, mordeva il gattino rosso che da subito si è rivelato una lince, capace di difendersi tenacemente  cercando di mordere l’avversario sulle zampe posteriori fino a Russò piccola lincemiagolare esausto la resa. Dopo un paio di giorni di baruffe, sempre più giocose, Kiki è diventato pian piano protettivo con Russò:  oggi  gli miagola come una mamma gatta, lo cerca, lo coccola, gli cede il piatto e l’altro da buon Ruspallegro, di soprannome e di fatto, ne ha subito approfittato, diventando un prode e provocatorio combattente, anzi un  piccolo gatto guappo che avanza impettito nella sua fiera “minuscolità”,  ancheggiando  e muovendo la lunga e  pelosissima coda  di scoiattolo.

Kiki e Russò

Che dirvi se non che da quattro mesi  animano  questa casa con fusa ,corse, rincorse e  capitomboli  che fanno perdonare la semi distruzione dell’albero di Natale, i mattutini risvegli domenicali, i tentativi di  intrusioni nella lavastoviglie, nelle borse della spesa, in una qualsiasi cosa che abbia un minimo di capienza ( scarpe comprese),  l’invadenza studiata ad hoc per  impedire  a me e  consorte di leggere a letto, dopo avere preparato un morbido giaciglio zompettando  con nonchalance sul  nostro petto.

Kiki dormiente

Auguri a tutti i gatti, gattoni, gattini, amabili gattacci !

Kiki dormiente 1Russò al pc

Kiki primo piano

Russò 

“Le donne che hanno fatto l’Italia” dal Risorgimento in poi.

 

locandina donne che hanno fatto l'Italia

“Le donne che hanno fatto l’Italia” è stata una delle  varie iniziative del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, una bella retrospettiva su figure femminili più o meno conosciute, che direttamente ed indirettamente hanno influito sull’evoluzione culturale, sociale, economica e politica dell’Italia.

 

 

cucitrici di camicie rosse- BorraniSi parte  dalle donne del Risorgimento, dalle più famose protagoniste dei salotti intellettuali e dell’alta società , come  Cristina Trivulzio di Belgiojoso, Adelaide Bono Cairoli e Sara Nathan, alle più sconosciute donne del popolo che disinnescavano bombe inesplose, consegnavano carte segrete, depistavano la polizia, combattevano con i garibaldini e soccorrevano i feriti . Donne di un’Italia ancora da fondare, accomunate dalla stessa passione e dalla voglia di partecipare al cambiamento .

La panoramica sull’universo femminile è molto ampia e non ignora donne schierate su altri fronti ma altrettanto determinate, come le regine che diedero un diverso apporto alla storia e alla cultura del paese, e le brigantesse che per miseria, paura, convinzione o ignoranza combatterono strenuamente esponendosi alle persecuzioni del loro tempo e ad un’ impietosa storiografia.

 

Il Risorgimento segnò più ufficialmente un Risorgimento  delle donne, in seguito all’ istruzione di un’elite femminile e alla diffusione dei grandi ideali rivoluzionari di libertà, fraternità ed uguaglianza del ‘700. Le donne vennero allo scoperto sulle barricate, nelle piazze, nei salotti , nei campi. Nell’800  manifestarono pubblicamente il loro pensiero ,soprattutto per iscritto, con epistolari, memorie, diari, romanzi, poesie esprimendo coscienza di sé, capacità critica ed autonomia di giudizio sul loro tempo e sulle vicende personali, emergendo sempre più come presenze attive nella vita comunitaria.

Con l’Unità d’Italia le donne continuarono nel loro cammino per lo sviluppo culturale, 111345294-4de98e00-781b-4338-90cb-ae06acb688c7sociale ed economico del paese, seppure ignorate dalla storia. Si pensi alle maestre che in paesi sperduti promossero la prima alfabetizzazione, rinunciando spesso ad una propria vita affettiva, alle operaie che sostituirono gli uomini nelle fabbriche, alle infermiere volontarie impegnate al fronte durante le guerre mondiali, alle mondine e alle tabacchine che sollevarono questioni sociali di disagio e di sfruttamento lavorativo, alle balie che, forse inconsapevolmente, collegarono l’isolato mondo rurale con  quello cittadino più aperto al nuovo.

 

le-donne-che-hanno-fatto-italia-dal-in-poi-1Pian piano le donne conquistarono titoli di studio, un posto di lavoro, un nuovo ruolo nella società che si consolidò con le adesioni ad associazioni, ai partiti, ai sindacati, alla Resistenza. Lottarono non poco e a lungo per ottenere il diritto di voto che in Italia si esercitò per la prima volta  soltanto nel 1946, circa quarant’anni dopo la  Finlandia. Ai seggi affluirono circa 14.600.000 donne contro i 13.350.000 uomini , che elessero nell’Assemblea Costituente 21 donne su 556 membri. Erano perlopiù giovani e laureate: tra  insegnanti e  giornaliste vi erano anche una sindacalista e una casalinga. Cinque di loro fecero parte della Commissione dei 75 per elaborare la Costituzione. Lotte, sacrifici e sconfitte nella storia dell’emancipazione femminile furono in un certo modo riscattate dalla possibilità di accedere alle più alte cariche istituzionali.

 

Tra le tantissime donne nella mostra del Complesso del Vittoriano, alcune sono evidenziate come protagoniste della storia d’Italia perché con intelligenza e passione, capacità e determinazione seppero vedere oltre e contribuire  al progresso e all’affermazione dell’Italia a livello internazionale.

Figure femminili unicamente grandi, per meriti diversi, alcuni dei quali- confesso- non conoscevo.

Anna Kulishoff, l’ esule russa che come medico operò nei quartieri più poveri di Milano, condusse battaglie per l’ indipendenza economica delle donne, necessaria per il conseguimento di  libertà, diritti e parità, per .il diritto al voto e per la difesa delle lavoratrici operaie e contadine.

Matilde Serao, l’attenta lettrice del pentagramma dell’anima, ha lasciato tanti scritti introspettivi e descrittivi che ben rendono il quadro socio, economico e culturale del suo tempo. Riscattò l’intelligenza delle donne in un ruolo anticonformista sia nella vita privata che in quella pubblica, in quanto fu la prima donna a fondare e a dirigere un quotidiano ( il Mattino).

 

Madre Francesca  Saverio Cabrini, una religiosa che fondò la Compagnia delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù e circa ottanta case missionarie in sette paesi del mondo. Nel 1889  partì per gli  Stati Uniti e s’adoprò negli slums, affinchè gli emigranti imparassero la lingua e le usanze del luogo e si integrassero nel nuovo contesto. Valicò le Ande a dorso di un asino e raggiunse luoghi impervi in Sud America dove diffuse la sua missione. Ovunque costruì asili, scuole, convitti per studentesse, orfanotrofi, case di riposo, ospedali che seppe bene amministrare. Beatificata nel 1938 , fu riconosciuta patrona di tutti gli emigranti nel 1950.

 

bn7Maria Montessori, pedagogista, filosofa, scienziata, educatrice di grande cultura, col suo trattato sul metodo della pedagogia scientifica ha rivoluzionato il mondo dell’educazione e della didattica. Nel corso della sua vita s’adoprò molto per la liberazione, la difesa e il riconoscimento  della dignità del bambino.

 

Luisa Spagnoli, una semplice casalinga che diventò l’’abile imprenditrice  di  una delle più antiche aziende italiane, cioè la Perugina. Entrata nel consiglio d’amministrazione dell’azienda nel 1923, promosse strutture sociali per migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle dipendenti( ad esempio un  asilo nido nello stabilimento di Fontivegge  per i figli delle operaie).Negli anni ’30 si dedicò con le lavoranti ad una nuova attività, cioè all’allevamento di conigli d’angora per ricavarne pregiati filati di lana, ma non vide i risultati di questa felice intuizione a causa di una morte prematura.

 

Oriana Fallaci, la giornalista che seguì in prima persona e in tutto il mondo  i grandi fermenti sociali e politici: le insurrezioni dell’America latina, la dittatura in Grecia , le contestazioni giovanili, i conflitti indo pakistani e mediorientali . Coraggiosa corrispondente di guerra in un’epoca in cui non esistevano le tecnologie e gli attuali mezzi di comunicazione, per dodici volte in sette anni tornò in Vietnam per documentare la verità e le menzogne, l’eroismo e la dannazione di un conflitto che ha segnato un’intera generazione. Intervistò i grandi della storia degli anni ’70  come Kissinger, Golda Meir, Khomeini, Gheddafi; suscitò grandi dibattiti su questioni di coscienza e di politica internazionale.

Marisa Bellisario, una pioniera del nascente settore elettronico dei computer e della programmazione, si distinse per capacità professionali e manageriali. Nel 1965 si trasferì in America ove fece carriera, nel 1979 divenne presidente dell’Olivetti Corporation e nel 1981 diresse l’Italtel. Nel 1984 fece parte della Commissione nazionale per la realizzazione della parità tra uomo e donna. Ottenne il premio di manager dell’anno nel 1986, due anni prima della sua prematura morte. Una top manager a livello mondiale in un mondo ove- come asserì- “una dirigente deve nascondere il più possibile il suo essere donna”.

 

Anna Magnani: l’energica e fragile Nannarella, straordinaria  interprete del cinema neorealista del dopoguerra che ci ha mostrato la vita reale attraverso la dimensione umana di personaggi comuni . Una donna che, pur riscuotendo fama mondiale, in varie stagioni della vita fronteggiò grandi solitudini che ci fanno ricordare con affetto i suoi profondi e  indimenticabili sguardi, la spontanea  ironia, la dolce e sofferta malinconia.

 

Rita Levi Montalcini , la scienziata che nel ’36 si rifugiò in Belgio ma anni dopo rientrò a Torino per proseguire la ricerca sulle cellule nervose, allestendo un laboratorio in camera da letto, finchè nel 1947 raggiunse gli Stati Uniti ove lavorò per venti anni. Animata da un continuo  bisogno di conoscenza, anche nei periodi più cruciali della sua vita si dedicò alla ricerca scientifica . Conseguì il premio Nobel per la medicina nel 1986 ed è stata senatrice a vita dal 2001.

 

Palma Bucarelli, esperta di storia e di critica dell’arte anche molto bella ed anticonformista, all’età di trent’anni fu la prima donna a dirigere un museo pubblico. Dagli  anni ’40 a metà degli anni ’70 si occupò della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma: salvò opere in tempo di guerra, promosse l’astrattismo, rese accessibile al grande pubblico l’arte moderna.

 

Una lunga  galleria fotografica svela in ordine cronologico i volti di  donne che dall’ 800 in poi hanno contribuito alla storia d’Italia . Sono tantissime ad avere conseguito i primi traguardi nella cultura, nell’arte, nella politica, nella società e nello sport. Ne  voglio elencare alcune.

1872 Caterina Scarpelli, medaglia d’oro per il valore scientifico delle sue ricerche.

1875 Enrichetta Girardi, prima donna che conseguì la laurea in lettere a Napoli .

1879 Ersilia Caetani Lovatelli, prima donna ammessa all’accademia dei Lincei, per conoscenze di archeologia , di lingue classiche e del sanscrito.

1887 Iginia Massarini, prima donna a conseguire la laurea in matematica.

1898 Aurelia Pincherle  Rosselli, prima donna che scrisse per il teatro.

1906 Elvira Coda Notari, prima donna regista.

1908 Emma Strada, prima donna ingegnere e Rina Monti che a 37 anni fu la prima donna ad ottenere la cattedra universitaria di zoologia a Sassari.

1913 Adelaide Cocco, prima donna medico a Sassari.

1913 Rosina Ferraro ,ottava donna al mondo a conseguire il brevetto di pilota degli aerei numero 203.

1915-1918  Ester Danesi Traversari, prima giornalista italiana corrispondente di guerra per il Messaggero.

1926 Grazia Deledda , premio Nobel per la letteratura.

1940  La poetessa Ada Negri  fu ammessa tra gli Accademici d’Italia.

1943 Ondina Peteani partigiana, a 18 anni entrò nel Movimento di Liberazione operaia dei cantieri di Monfalcone.

1947 Franca Viola, prima donna che denunciò e fece condannare il suo stupratore, rifiutando un matrimonio riparatore.

1948 Angela Merlin, prima senatrice.

1953-1956  le suore Maria Cleofe e suor Maria Innocenza furono le prime religiose a prendere la licenza di volo per recarsi, rispettivamente  in Pakistan e in India, a servizio dei bisognosi.

Seguono tante , tante altre. La prima donna magistrato, prefetto, vigile e via via così….

 La  storia dell’emancipazione femminile in Italia può vantare donne intraprendenti di diversa estrazione socio-culturale che con lungimiranza hanno messo a frutto le proprie inclinazioni e capacità in scelte di vita,  a volte inconsuete, apprezzate tardivamente perché spesso hanno precorso i tempi.

 Mi sono resa conto di appartenere  ormai ad un’altra generazione, quando  ho notato due ragazze ventenni che osservavano l’Olivetti con cui Oriana Fallaci scriveva i suoi articoli. Non avevano mai visto, tanto meno usato, una macchina da scrivere. “Le donne che hanno fatto l’Italia” riassume aspetti della storia italiana che si dovrebbero divulgare nelle scuole , soprattutto tra le nuove generazioni troppo distanti da quella vite vissute alla luce di speranze, attese e conquiste durate per secoli. Non a caso ancor oggi nel 2014, sicuramente più di ieri,  bisogna promuovere la cultura di genere e delle pari opportunità  in un contesto sociale  e politico che sdogana con tanta sfacciataggine e superficialità  offese gratuite e sessiste perché, a mio parere, non si conosce  e di conseguenza non si apprezza quel percorso di crescita, progresso e civiltà delle tante donne che hanno fatto e possono continuare a fare l’Italia.

  

Immagini tratte dal web

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“Quando voglio pensare a qualche cosa di piacevole e di riposante mi viene subito davanti agli occhi la mia cara villa di Bordighera” (Regina Margherita di Savoia, 1923)

 

“Ciò che facciamo in vita riecheggia per l’Eternità”: la Street Art di Banksy

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Il misterioso Banksy continua a stupire e a suscitare commenti, ora di encomio, ora di condanna. Che dire, se non che è il più famoso e  quotato street artist del mondo, che ha lasciato traccia del suo passaggio a partire da Bristol e Londra per sconfinare in altre città d’Europa, della Palestina, dell’America. Alcuni stencil  sono ormai rappresentativi dell’arte contemporanea: originali, a volte sarcasticamente provocatori, trasmettono un messaggio mai banale per un mondo più vivibile, equo, pacifico e pulito.

 rat I tanti ratti che anni or sono comparvero sui muri di Londra, Parigi e New York  rappresentavano una nuova forma d’arte (rat è l’anagramma di art) che spesso viene fuori di notte e nei posti più impensati, a volte squallidi e anonimi delle città. Odiati, cacciati e perseguitati, eppure capaci di mettere in ginocchio intere civiltà , infestano e contagiano. Un po’ come l’arte di Banksy.

 Alcune sue opere, che rivisitano quadri famosi,  sono misteriosamente apparse anche  nei grandi musei del mondo, come questo ritratto di una donna dell’Ottocento riconoscibile per una maschera antigas.

 bansky-d02_427220banksybristol

maidinlondon3---banskyco_427080Chi non ricorda invece Leita? È la domestica a grandezza naturale che cerca di nascondere la spazzatura sotto il tappeto su un muro di Chalk Farm, nella periferia nord di Londra, alludendo a coloro  che  ignorano  i grandi problemi del mondo. Se si pensa che i graffiti sporcano i muri, questo ha abbellito il muro di  uno sporco quartiere londinese, forse con la speranza di ripulire  qualche coscienza.  

 

banksy_santa_teresa_primaA mio avviso, non è un caso che le opere di Banksy siano comparse anche a Napoli. In via Benedetto Croce  una  Santa Teresa del Bernini, in estasi forse per panino e patatine, rappresentava  il consumismo fino a quando non è stata poi cancellata da un anonimo writer nel maggio 2010.

 

 

Invece in via dei Tribunali, esattamente nella piazza della basilica dei  Gerolomini presso una bottega di roba vecchia, si può ammirare una  Madonna con la pistola: allusione alla violenza malavitosa che ammazza tanti figli dei quali non resta che il dolore e la pietà di tante Madri? Oppure invocazione a  una grande  fede (nella giustizia)  che può sconfiggere la camorra?

graffito napoliHo scoperto questo stencil  per caso quando riuscii a visitare la splendida chiesa dei Gerolamini in occasione di una sua rara apertura al pubblico. Ignoravo chi fosse l’artista  ma ho captato la bellezza di questa Madonna immortalandola  prontamente con una foto.

art-balloon-banksy-girl-no-future-paint-Favim.com-74013Banksy narra di un mondo di pace, giustizia e delle tante forme di libertà attraverso scimmie, ratti, anziani, soldati, poliziotti e soprattutto bambini e ragazzi.

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I suoi bambini con il palloncino volano via in cerca di luce  e sogni  oppure,  imbronciati, sono accovacciati in terra in attesa del futuro.

Sul lato palestinese del muro che divide Israele e la Cisgiordania i  bambini perquisiscono i poliziotti,  volano via,  aprono squarci in trompe l’oeil su un mondo sereno dove finalmente possono giocare , non più alla guerra, e i ragazzi lanciano fiori anziché pietre.Un palestinese apprezzò questi  stencil , ma poi disse all’artista britannico  di tornarsene a casa , perché il suo popolo  non voleva  un muro così bello, in quanto lo odiava e sperava che fosse abbattuto.

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SIZED.Mon-21-WIDE-privateDa ottobre Banksy è a New York e sui muri della città sta lasciando  tracce artistiche del suo silenzioso,  inconfondibile passaggio  insieme a un numero telefonico  per ricevere ulteriori informazioni sull’ opera. Inoltre egli aggiorna  il suo sito con le foto delle sue più recenti realizzazioni accompagnate da un video.

flower throwerGiorni fa Banksy ha dato alcuni suoi disegni ad un anziano venditore ambulante in Central Park che li ha venduti per 60 dollari l’uno, mentre valgono almeno cento volte di più.  Tra questi c’era  una versione del famoso  “Flower Thrower”, l’uomo che lancia i fiori, che compare  sulla copertina del catalogo di Wall and Piece, la sua retrospettiva del 2005, e “Laugh Now”.

La bancarella era la tredicesima  installazione di “Better Out Than In”, il progetto che ha portato l’artista a New York per un mese provocando una vera e propria caccia  al tesoro. Sì le opere dell’artista di Bristol  sono un tesoro, valgono centinaia di migliaia di euro e, in questo caso,  hanno fatto la fortuna di chi le ha acquistate per pochi dollari. A volte sono asportate dai muri , ma perdono un po’ del loro valore in quanto ciascuna opera è ispirata da un determinato contesto socio culturale e urbano, lo interpreta, lo commenta, lo irride, lo valorizza e gli appartiene.

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Nel quartiere Queens di New York Bansky scrive:” Ciò che facciamo in vita riecheggia per l’Eternità”. Un uomo cancella la frase con una spugna, come forse i graffiti dell’artista sono cancellati da altri writers o dalle autorità, oppure si fa riferimento ai colpi di spugna del tempo sulla memoria.

meat_truck04_1224517Curiosa questa installazione mobile- scusate il gioco di parole-  “Le sirene degli agnelli”: un camion per il trasporto del bestiame gira per Meatpacking District, il quartiere dei macelli convertiti in ristoranti,  facendo riecheggiare  i versi degli animali condannati al macello. Qui gli animali sono simpaticissimi peluche, che  rievocano ricordi infantili e suscitano un sorriso poi  trattenuto dai contrastanti lamenti.

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Altra installazione vagante è un vecchio camion splendidamente affrescato con un mondo paradisiaco ove lo spettatore, comune passante di città , può  smarrire lo sguardo e la fantasia e ritrovare un po’ di serenità.

 

upper-west-sidesized_1230229Opere che fanno discutere: questa si trova nell’ Upper West Side e il  proprietario del muro l’ha protetta con una lastra di plexiglass , mentre il sindaco di New York Bloomberg sostiene che Banksy rovina la proprietà privata  per cui gli ha dichiarato guerra.

 

 

Questo bellissimo stencil   invece si trova a Brooklyn. Mentre alcune case d’asta pensavano a come rimuoverlo per venderlo, è stato sfregiato da altri writers. Purtroppo questo è  il rischio che corrono le opere d’arte di strada.

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Un  piccolo omaggio alle vittime dell’11 settembre è apparso su un muro di Tribeca.

 

 

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Un palloncino incerottato rappresenta gli sforzi che un cuore spezzato fa per sopravvivere .

 

 

day3E infine non poteva mancare il riferimento ai più comuni graffitari, quelli che comunicano come sanno fare, lasciando semplici tracce del loro passaggio, a volte ritenute inopportune, offensive, sporche. Metafora del cane graffitaro, a me tanto cara.

Grazie, Banksy!

 

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Immagini dal web 

In Artsy.net  altre opere di Banksy.

 

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“È sempre l’ora del tè, e negli intervalli non abbiamo il tempo di lavare le tazze.” (Lewis Carroll)

E’ tempo da lupi e da cani, e Skip ha scovato con me una carrellata di aforismi e modi di dire, per ammazzare un po’ il tempo prima che  ammazzi noi, e arrivare in tempo alla quarta edizione del Carnevale della Letteratura curato da Leonardo Petrillo.

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T-e-m-p-o… “Che cosa è allora il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se dovessi spiegarlo a chi  
me ne chiede, non lo so.” (Sant’Agostino) e non è l’unico, visto che spesso si parla di una dimensione relativa del tempo. “Il tempo non esiste, è solo una dimensione dell’anima. Il passato non esiste in quanto non è più, il futuro non esiste in quanto deve ancora essere, e il presente è solo un istante inesistente di separazione tra passato e futuro.” (Sant’Agostino) . Inoltre  fluisce , inesorabile, e “L’acqua che tocchi de’ fiumi è l’ultima di quelle che andò e la prima di quella che viene. Così il tempo presente.” (Leonardo da Vinci)

Un famigerato avventuriero cioè Giuseppe Giovanni Battista Vincenzo Pietro Antonio Matteo Balsamo, noto con il nome di Alessandro Conte di Cagliostro, per gli amici semplicemente Cagliostro,   asseriva “Io non sono di nessuna epoca e di nessun luogo: al di fuori del tempo e dello spazio, il mio essere spirituale vive la sua eterna esistenza. (Cagliostro)” …nelle sue molteplici , se non poco limpide, identità e forse in una confusa personalità. Al di fuori di tempo e spazio potrei allocare l’impasse italiana, ma questo è un discorso molto più prosaico.  Culliamoci con un fantastico volo pindarico perché “ La fantasia non è altro che un aspetto della memoria svincolato dall’ordine del tempo e dello spazio.” (Samuel Taylor Coleridge). Del resto “   Gli esseri umani sono anfibi per metà spirito e per metà animali. Come spirito aspirano al mondo eterno, ma come animali vivono nel tempo finito” (Clive Staples Lewis) . Per cui sapeviamolo tutti  che siamo an- fi-bi succubi dell’orologio biologico.

 “Il tempo è un grande insegnante, ma sfortunatamente uccide tutti i suoi alunni.” Alla faccia dei cosiddetti tempi morti.  “L’anima di certa gente ricorda le lavagne di scuola sulle quali il tempo traccia segni, regole ed esempi che una spugna bagnata subito cancella.” (Kahlil Gibran). Insomma è una sorta di gesso per cui  attenzione alle allergie, al gesso, alla scuola e all’invecchiamento fisico. 

“Che strano, tutti parlano del tempo ma nessuno fa niente per cambiarlo. “(Mark Twain) , al massimo si prende tempo o si ricavano parentesi in una giornata o in una settimana .”Il tempo è l’artefice fra gli artefici.” (Francesco Bacone) aggiungerei di grandi artifici  e ama ricamare rughe e lasciare impronte  e potrebbe anche offendersi perché “Il tempo non rispetta quel che si è fatto senza di lui.” (Bruno Barilli) e “Poiché il tempo non è una persona che potremo raggiungere sulla strada quando se ne sarà andata, onoriamolo con letizia e allegrezza di spirito quando ci passa accanto.” (Goethe), sfiorandoci con un tocco leggero.

serena notte

 In fondo un’ora trascorsa piacevolmente pare che duri meno di un’ora triste, forse perché l’infelicità o comunque gli stati d’animo negativi sono più difficili da rimuovere. “L’esserci, l’essere umano, compreso nella sua estrema possibilità d’essere, è il tempo stesso, e non è nel tempo. (Martin Heidegger) ecco perché “Quando due inglesi si incontrano il loro primo argomento di conversazione è il tempo.”  (Samuel Johnson)  che equivale al nostro “Buongiorno, mi chiamo Gennaro…” “piacere, Assuntina”… 

Caposaldo dei detti è “il tempo è prezioso” e forse per questo si prova a rubarlo, a ritagliarlo, a non perderlo, a guadagnarlo.“Quando il tempo è denaro, sembra morale risparmiare tempo, specialmente il proprio. “(Theodor W. Adorno) “Il tempo è moneta. Non sciupiamolo in esitazioni.” (Thomas Mann)  e fatene buon uso perché “ Ho sciupato il tempo, e ora il tempo sciupa me.” (William Shakespeare). Si suol dire anche che  il mattino ha l’oro in bocca, e non si tratta di denti dorati bensì di detti sempre validi per gli stakanovisti del lavoro e per chi asserisce che “chi ha tempo non aspetti tempo”, da impiegare magari al servizio degli altri come hanno ben pensato le banche del tempo.

In fondo  il Mahatma Gandhi predicava  “Dobbiamo fare il miglior uso possibile del tempo libero”. e Goethe “Si ha sempre tempo a sufficienza se lo si usa bene. “

“Troppo spesso togliamo tempo ai nostri amici per dedicarlo ai nostri nemici.” (Hermann Hesse) che ci arrovellano e logorano , ma  Abraham Lincoln  invita ad andare oltre  “Se un uomo è deciso a dare il massimo di se stesso, non ha tempo da perdere in liti personali e non può permettersi le eventuali conseguenze, come perdere la calma e l’autocontrollo.” Quindi se  l’animella vostra è dolentemente sconsolata, reagite con millemila cose da fare che sviino pessimistici stati d’animo    perché “Chi ha da fare non ha tempo per le lacrime. “(Albert Einstein) –verissimo- e   “Il segreto per essere infelici è di avere il tempo di chiedersi continuamente se si è felici o no.” (George Bernard Shaw). Uno squillo di tromba da un mito del nostro tempo , caro a tanti  “Il nostro tempo è limitato, per cui non lo dobbiamo sprecare vivendo la vita di qualcun altro. Non facciamoci intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciamo che il rumore delle opinioni altrui offuschi la nostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, dobbiamo avere il coraggio di seguire il nostro cuore e la nostra intuizione. In qualche modo, essi sanno che cosa vogliamo realmente diventare. Tutto il resto è secondario. (Steve Jobs) .” “Vivi per essere la meraviglia e l’ammirazione del tuo tempo.” (William Shakespeare) …e Jobs c’è riuscito in pieno.

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Il tempo scandisce anche  diverse forme di narrazione.

”Per essere poeti, bisogna avere molto tempo. (Pier Paolo Pasolini) – a volte,  pure per partecipare al Carnevale della Letteratura- per meditare, intuire, trovare l’ispirazione e le parole per tradurla. “La poesia non è un’espressione. E’ il tempo di notte, dormire nel letto, pensiero di quello che realmente pensi, rendere il mondo privato pubblico, ed è questo che il poeta fa. (Allen Ginsberg) perché “ Il grande poeta, nello scrivere se stesso, scrive il suo tempo”. (Thomas Stearns Eliot) 

“Le parole si muovono, la musica si muove solo nel tempo; ma ciò che soltanto vive può soltanto morire. Le parole, dopo il discorso giungono al silenzio.” (Thomas Stearns Eliot)”  e “Ogni grande lavoro artistico… riaccende e riadatta il tempo e lo spazio, e la misura del suo successo è l’estensione per la quale si viene portati ad essere abitanti di quel mondo – l’estensione per la quale si viene invitati e si lascia che si respiri la sua strana, speciale aria.” (Leonard Bernstein)

“Ero pittore e il mio unico interesse era lo spazio; soprattutto paesaggi e città. Sono diventato cineasta perché sentivo che – come pittore – mi trovavo ad un punto morto. Ai dipinti mancava qualcosa e mancava nel lavoro del pittore; personalmente pensavo che mancasse una nozione del tempo. Così quando ho cominciato a fare film, all’inizio, mi consideravo un pittore di spazio in cerca del tempo. Non mi è mai accaduto di chiamare ciò “narrare”. Ho dovuto rendermi conto col tempo che lo è. Credo di essere stato molto ingenuo.” (Wim Wenders)

 Il tempo incalza, ma non necessariamente danneggia anzi a volte, quando non se ne ha, induce a dare il meglio di sé “Il giornalista è stimolato dalla scadenza. Scrive peggio se ha tempo.” (Karl Kraus) “Niente ci fa perdere più tempo della fretta. (Roberto Gervaso) , mala consigliera .  Chissà come, poi  la corsa rallenta e “ Il tempo, a volte, sembra che non passi, è come una rondine che fa il nido sulla grondaia, esce ed entra, va e viene, ma sempre sotto i nostri occhi. “(José Saramago)

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“Più perdiamo tempo, più ci accorciamo la vita.” (Roberto Gervaso)  e quanto tempo si perde nel cercare di recuperare il tempo perduto che mai più ritornerààà…e lo sanno bene i diplomatici che  “sono stati inventati soltanto per perdere tempo.” (David Lloyd-George) . Non disperiamo però perché “La bellezza è l’unica cosa contro cui la forza del tempo sia vana. Ciò che è bello è una gioia per tutte le stagioni, ed è un possesso per tutta l’eternità.” (Oscar Wilde) Attention,  please,  che “ Il tempo passato di fronte a un libro aperto non è mai tempo perso. “(Fabio Fazio)  e “Se vivi nel tuo tempo certi libri li respiri nell’aria.” (Federico Fellini) Uhmm, forse per questo non ho mai capito mio figlio che, a quanto pare, non legge bensì  respira libri… 

A volte è questione di tempismo perché “In un minuto c’è il tempo per decisioni e scelte” – anche se il minuto successivo le rovescerà. (Thomas Stearns Eliot) . Se ogni cosa ha il suo tempo, come diceva nonna Gioconda per frenare l’impulsività giovanile dei nipoti “Anche per il pensiero c’è un tempo per arare e un tempo per mietere.” (Ludwig Wittgenstein) 

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Il tempo ha proprietà lenitive perché “Il tempo raffredda, il tempo chiarifica; nessuno stato d’animo si può mantenere del tutto inalterato nello scorrere delle ore. “(Thomas Mann)  e favorisce il metabolismo della convivenza  in quanto “I pregiudizi e tutte le brutture della vita sono utili perché col tempo si trasformano in qualcosa di utile, come il letame in humus.” (Anton Cechov) .E se le corse contro il tempo sono il logorio della vita moderna , invece di un Cynar  “C’è un solo modo di dimenticare il tempo: impiegarlo. (Charles Baudelaire) e non stressarsi troppo in quanto “La puntualità è il ladro del tempo.” (Oscar Wilde) , da scrivere a lettere cubitali  dietro la porta di casa e leggere ogni qualvolta ci si senta in ritardo sull’anticipo  😉

Come si può rappresentare il tempo? Ai piccoli si prospetta una linea del tempo forse scala del Bernini-santa Maria Maggiore RomaperchéIl tempo umano non ruota in cerchio ma avanza veloce in linea retta. E’ per questo che l’uomo non può essere felice, perché la felicità è desiderio di ripetizione.” (Milan Kundera) , e allora per scappare dalla valle di lacrime  direi che ha un andamento spiraliforme, perché in fondo esiste una ciclicità nel tempo, che ci avvolge  e coinvolge,  pur cambiando le variabili spazio temporali…ma se “Il tempo si muove in una direzione, i ricordi vanno in un’altra. (William Gibson) “

Se “Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo  e  la verità si sta ancora mettendo le scarpe.” (Mark Twain), è anche vero che il  tempo è un  galantuomo  “Pazienta per un poco: le calunnie non vivono a lungo. La verità è figlia del tempo: tra non molto essa apparirà per vendicare i tuoi torti.” (Immanuel Kant)  rafforzato da “  La verità è figlia del tempo.” (Francesco Bacone) e  George Orwell ha anticipato i nostri tempi con una frase attualissima, cioè   “Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario.” (George Orwell) 

alice-jackson2-nonsensePrecipitevolissimevolmente viviamo tempi moderni, non del film di Chaplin, perché  “ Un tempo esistevano domande per le quali non c’erano risposte. Oggi, all’epoca dei computer, ci sono molte risposte per le quali non abbiamo ancora pensato alle domande. “(Peter Ustinov) “Tutto nel mondo sta dando risposte, quel che tarda è il tempo delle domande.” (José Saramago) insomma il pensiero si sta velocizzando talmente che le risposte anticipano le domande o sono riflessioni che maturano per caso e ben si addicono a sottintese domande? Della serie: “tagliatele la testa” , come direbbe la regina di picche ad Alice. 

 

Tempo per esistere e vivere. Un istante per concepire, a volte per andarsene. Tempo stabilito  per venire al mondo, istruirsi e costruire. Tempo troppo breve per il piacere e una perdita improvvisa o di un’attesa troppo lunga e insopportabile. Tempo da negoziare, a volte con la sorte, per avere giustizia, un lavoro, una pensione, un po’di dignità. Tempo non negoziabile per un  perdono,  un’assoluzione, una preghiera, una vendetta.

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“Il mio tempo non è ancora venuto; alcuni nascono postumi.” (Nietzsche)  perché a volte  “Ci si mette molto tempo per diventare giovani.” (Pablo Picasso) , sempre che si riesca a recuperare il tempo rubato, più difficile l’infanzia negata per la quale ci vorrebbe un bel viaggio con Peter Pan nell’Isola che non c’è, almeno però  “Perduto è tutto il tempo che in amor non si  spende.” (Torquato Tasso) , onde per cui si viva l’attimo fuggente. L’avevano ben capito gli antichi saggi: Gaio Svetonio Tranquillo, il cui nome è già tutto un programma,  consigliava  Festina lente cioè “Affrettati lentamente” non come il placido bradipo, ma  riflettendo con calma . Il poeta Orazio, invece, è famoso per “ Carpe diem quam minimum credula postero” (Cogli l’attimo fuggente confidando il meno possibile nel futuro) e Dona praesentis cape laetus horae  (Cogli felice i doni di questo momento).

 E per finire,   vi ringrazio per essere arrivati fin qui e vi saluto con l’aforisma che mi piace di più “È sempre l’ora del tè, e negli intervalli non abbiamo il tempo di lavare le tazze.” (Lewis Carroll)  😉

 

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Quanta fretta, ma dove corri?

immagini dal web

Carnevale della letteratura #3 – Prima chiamata

E voilà, amici e lettori,  vi annuncio  che è on line la seconda edizione del Carnevale della Letteratura  ospitata da Il Coniglio Mannarodi Spartaco Mencaroni. Lasciatevi accompagnare dal signor Coniglio nella  magica atmosfera  dei  luoghi di confine creata  con l’  inconfondibile verve narrativa da Spartaco  e  dai brani musicali scelti da Leonardo Petrillo.

notte

L’iniziativa prosegue su Skipblog  che ha l’onore e l’onere di ospitare  la terza edizione del Carnevale della Letteratura  del mese di settembre . Io e Skip vi proponiamo un  tema  ampiamente  interpretabile

“Non si può toccare l’alba se non si sono percorsi i sentieri della notte.” (Kahlil Gibran)

William-Adolphe_Bouguereau_(1825-1905)_-_La_Nuit_(1883)

 

Da sempre la notte,  la Madre, la dea accende desideri e fantasie , soffia su tenerezze e nostalgie, inquietudini  e  paure,  ispira pensieri e poesie, culla sonni e sogni, alimenta leggende e magie,  anima personaggi fantastici e reali.

Notte  dall’ anima carnale e  spirituale, che svela e nasconde  proiettando  luci e ombre nella vita e nell’uomo,  orienta e disorienta,  affascina, appassiona,  spaventa. Notte in cui si sono persi e ritrovati persone comuni, letterati, artisti e  scienziati.

 

Orsù dunque ascoltiamo i fremiti e i respiri della notte, ad Agosto ricorre anche la magica notte  delle stelle.

Lasciate brillare la vostra creatività narrativa e poetica scrivendo  un post nei vostri blog, dei quali potrete segnalarmi il link  entro il  31 agosto   all’indirizzo unicaskip at gmail.com .

Pubblicherò con piacere  tutti i vostri preziosi contributi il 3 settembre.

Qui, nel blog de il Gloglottatore, qualche semplice indicazione  per partecipare.

 

Io, Skip e il Carnevale vi aspettiamo! Regaliamoci un frammento di notte, vista attraverso i nostri sensi e la nostra immaginazione, e anche un po’ del piacere della lettura.

 

Maria

Mea culpa (prima parte)

Ah, nessuno insegna a fare il genitore! Lo si diventa così , più o meno volutamente, ma una cosa è appagare il naturale desiderio di maternità e paternità, altra cosa è fare il genitore. In effetti parlo per esperienza mia personale che però ho riscontrato esser comune a tanti. Quando si diventa biologicamente genitori non si pensa a tutto ciò: si è troppo impegnati in una sorta di narcisistico compiacimento a contemplare il primogenito, rivendicato nella somiglianza fisica e caratteriale da chi parla aggiornando in soliloqui il pubblico, inizialmente interessato poi magari esasperato, sulle fasi di crescita e sui normali progressi del neonato, vissuti come eccezionali.
Finchè il bambino è piccolo, condiziona soltanto coi suoi ritmi. Sin dall’inizio fa capire che sarà cosa ardua accudirlo, soprattutto se non dorme la notte perché ha l’orologio biologico da sincronizzare. Con istintiva dedizione i neogenitori non desistono e, assonnati e barcollanti come zombi dopo nottate insonni, continuano a svolgere il rituale di un corretto allevamento della prole dettato da manuali di pedagogia e dall’onnisciente mammà perché il bebè cresca sano, forte e vivace. Col passar del tempo cercheranno di sopravvivere …!
Il bebè mette a dura prova la pazienza della coppia , che spesso deve limitare la vita sociale e le uscite serali un po’ perché siffatte mansioni stancano, un po’ perché sente il bisogno e il piacere di starsene a casa col piccolo, soprattutto se di giorno è affidato ad una baby sitter. La pazienza è la virtù dei forti… soprattutto quando il bebè non mangia ma trattiene per un’ ora la pappa in bocca a mò di criceto.e la mammina si strema a furia di mimare l’aeroplano che vooooolaaaa o l’automobilina di papi che entra nel garage, nella speranza che deglutisca (mentre in cuor suo avrebbe l’incoffessata voglia di stringergli le narici e farlo boccheggiare). A nulla serve lasciarlo a digiuno illudendosi che, affamato, reclami il cibo, se non ad alimentare sensi di colpa nella genitrice che si sente madre snaturata ed irresponsabile ( e guai se lo venisse a sapere la supermatronissima suocera !). Quando finalmente il cucciolo d’uomo ha mangiato tre cucchiaiate di pappa, perché il resto è spiaccicato tutto intorno, è quasi ora di cena. La neomamma si prepara per il rientro del capotribù, invocando il genio di Mastro Lindo e inveendo contro la pubblicità ingannevole .
Il paterfamilias, stanco della giornata lavorativa, il più delle volte esordisce con : “Ciao cara, tutto bene? Come sta il mio piccoletto?” “Si caro,tutto bene!” E lui, il piccoletto, si esibisce in una serie di gorgheggi festosi che seducono entrambi. Intanto da sposina bradipescamente ammaliante, la mamma si sveltisce istericamente, si organizza calcolando i minuti necessari per conciliare i rari appuntamenti dal parrucchiere e dall’estetista con le esigenze del bebè . Il suo orologio biologico ha un’accelerata che la rende ansiosa di riuscire a fare tutto. Rinuncia a preparare manicaretti, torte e cenette ma diventa esperta nel preparare piatti sbrigativi grazie alla santa pentola a pressione e al beatissimo microonde, per avere più tempo libero per sé. Non ha ancora capito che più diventa efficiente, più avrà da fare.

 

Diviene una multi tasking ambulante e ipercinetica, anche quando porta per ore a passeggio il piccolo, sperando che si stanchi, corre freneticamente e si consola pensando che almeno la salutare passeggiata le abbia fatto perdere qualche etto del sovrappeso accumulato in gravidanza e per i pasti trangugiati ad opera di mammà o in piedi davanti al frigo.

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Più tardi il piccolo inizia a gattonare e a scoprire – chissà perché – innanzitutto le cose più pericolose che possono esserci in una casa: prese elettriche in cui si divertirebbe a infilar le dita se non fosse fermato da un ululato “NO”, il water dove poter fare sguazzare i giocattoli, con sommo gaudio dell’idraulico che per pietà fa tariffe da abbonamento per sturare i tubi, i fornelli perché il clic clic dell’accensione automatica lo intrigano ; poi, consolidandosi sulle gambette, inizia a camminare e ad arrampicarsi. All’ improvviso sta seduto trionfante su un tavolo, intento a giocare con le caramelle di un porta bon bon situato là sopra …così taaaaaaaante , belle e colorate da volerle ingoiare con la carta. Si esercita a stare in piedi nel seggiolone e sul passeggino dopo aver buttato all’aria calzini e scarpette divenendo un appartenente alla tribù dei piedi nudi. Il novello Speedy Gonzales si intrufola dappertutto, come un gatto: negli armadi, sotto i letti, nel ripostiglio. Esplora il mondo circostante col quale si sente un tutt’uno: solo così scopre ed impara. Impara, per esempio, che tutto ha un suono, e poco importa se rompe i timpani di chi è nei paraggi…le pentole, i piatti e i giochini che lascia cadere di continuo .

Si accorge che anche lui emette suoni diversi, dai dolci trilli, pronunciati all’orsacchiotto al quale sorride allegramente, alle urla selvagge, qualora sia contrariato . Insomma l’ adorabile figlio dà conferma che sarà un’impresa “addomesticarlo” e la mater amabilis si assuefa sempre più alla sua creatura, inconsapevole dell’incipiente sua metamorfosi. Di rado percepisce le sue grida e lo lascia scorrazzare in attesa di captare il primo sbadiglio di stanchezza nella speranza che cada in un sonno ristoratore…per entrambi . Il Papà condivide amorevolmente le gioie del piccolo e lo accudisce di sera o nel tempo libero; talvolta invece inizia a sentirsi trascurato dalla moglie e preferisce trovarsi qualche altro amabile diversivo ( la partita a calcetto o il dopocena con gli amici è un classico). Di qui scatta una molla che si ripercuoterà come un pugnale qualche decennio più tardi nella vita della coppia. Poi il piccolo inizia a parlare e diventa più semplice comunicare con lui: si spiega molto bene anche a forza di nghin-ghì e nghèn-ghè che un genitore attento sa ben interpretare come richiesta di soddisfacimento di bisogni primari (urge pannolino pulito, voglio il ciuccio , sono stanco, pappaaa!), espressione di un complimento o di un modo scherzoso per attirare l’attenzione. Trascorso il periodo di iniziale accudimento, la mamma riprende a lavorare .Tragici sensi di colpa la attanagliano e sferrano un inevitabile primo taglio all’ invisibile cordone ombelicale che la legano alla sua naturale appendice. Allora telefona spesso alla baby sitter per sapere come sta il bebè e gli parla per telefono, aggiorna di continuo i colleghi /e delle novità del baby prodigio quasi per non interrompere la sua naturale devozione e sentirlo lì con lei…ma soprattutto per esorcizzare il suo senso di colpa.

Cerca di concentrarsi sul lavoro ma non aspetta altro che precipitarsi a casa, dopo aver fatto una gimkana tra i carrelli del supermercato. Si completa la metamorfosi: è divenuta una vera e Italica mammà, quella che detronizza il marito e al vertice delle priorità mette il figlio: Lui , la luce dei suoi occhi, l’eletto, il reuccio di casa, il più bello bravo , buono e speciale che possa esserci perché è così “et nunc et semper et in saecula saeculorum”. Nondimeno il papà è orgoglioso dell’erede, per aver assicurato discendenza alla sua famiglia, e ne è fiero perché è intelligente e forte come lui. Lo accontenta in tutto perché il bambino non deve subire le privazioni che ha patito lui da piccolo e diviene il più delle volte il suo compagno di giochi, abdicando al suo ruolo di educatore. Sembrano trascorsi secoli dall’occhiata più che eloquente di mia madre che proclamava perentoriamente “Stasera vi chiarite con vostro padre” per interrompere lo snervante contenzioso in corso tra me e mio fratello maggiore cui , da buona sorellina “rompi…” tenevo testa per godere della stessa sua libertà in nome di un’antesignana par condicio. Nella trepida attesa di chiarirmi a quattr’occhi col paterfamilias mi placavo a lungo. Il più delle volte tutto si risolveva in un’ animata e dibattuta , spesso ironica e riconciliante tavola rotonda.

Intanto il bambino cresce, inizia a frequentare la scuola: si confronta in un contesto nuovo , non esclusivamente ludico, e in una prima comunità allargata di pestiferi. Le maestre sono le virago , quelle che impongono regole di convivenza tra coetanei, non sempre condivise dalla famiglia ignara del gene l’unione fa la forza e inizialmente incapace di capire la differenza che intercorre tra la scuola e casa propria popolata da uno o due o tre pargoli ( ma si ricrede dopo che i compagnetti di scuola hanno giocato a frisbee coi piattini di patatine e popcorn e letteralmente smontato pezzo per pezzo la casa durante quella che doveva essere un’allegra festa di compleanno) . Dopo massacranti saggi di danza e tornei di basket, lunghi anni di catechismo, festeggiamenti vari a cadenza fissa nei week-end, visite pediatriche e odontoiatriche, periodici richiami di vaccinazioni e pluricollezioni di figurine e pupazzetti, i bambini maturano e i genitori- si spera-  arrivano al primo giro di boa…

La Street Art di Blu a Roma

cinodromo roma- particolare murales blu

Nel 2001 The Observer annoverò  Blu tra i dieci street  artists più bravi del mondo.  Blu ha lasciato traccia un po’ ovunque: a partire dal 1999 a Bologna ha poi  dipinto a Roma, Milano, Grottaglie, Modena, Prato, Linares, Londra, Berlino, Barcellona, Praga, New York, in Palestina  e nel centro e sud America. Da iniziali graffiti illegali con bomboletta spray è passato ad usare rulli su bastoni telescopici riuscendo a valorizzare enormi superfici, spesso abbandonate e insignificanti, e a  riqualificare angoli fatiscenti, se non anonimi e  brutti  delle città.

murales blu 2 cinodromo

Ho ammirato l’ex cinodromo presso ponte Marconi a Roma: sembra un antico palazzo romano decorato con imponenti quadri simbolici delle varie e potenti forme di corruzione che investono la politica, le forze dell’ordine, i mass media, il Vaticano. È inevitabile il riferimento ai gravi  scandali e alle notizie di cronaca degli ultimi anni.

murales di blu cinodromo romacinodromo romaparticolare murales blu

Giorni fa sono passata per  via del Porto Fluviale, nella zona Ostiense di Roma dove si possono trovare molte tracce della sempre più emergente Street Art. Ho subito notato  i grandi murales della  facciata dell’ex caserma dell’aeronautica, da anni occupata e detta Fronte del Porto. Sono corsa a fotografarli e dallo stile ho intuito  che potevano essere di Blu. Mi piacerebbe tanto vederlo all’opera.

Blu- fronte del Porto

La facciata dell’edificio è popolata da esseri diabolici, in tuta mimetica o alieni dallo sguardo imperscrutabile in finestre che sembrano schermarne gli occhi. Una denuncia del gravissimo problema della casa e strenua difesa degli occupanti l’edificio? Blu ripensa e reinterpreta spazi pubblici in un contesto urbano o industriale non avulso dalla gente che vi abita. Con la sua arte dialoga con gli abitanti delle zone prescelte e con coloro che  hanno  il piacere di apprezzarla, suscitando sempre riflessioni su temi di rilevanza politica e sociale.  ( Qui alcune delle sue opere più famose).

blu -fronte del porto 5

 

Aspetto pazientemente che regali altri personaggi a Fronte del Porto per condividerli con voi.

Autismo : vivere dietro uno specchio

Difficile spiegare l’autismo  perché si manifesta in modi diversi e ha  cause controverse. Non è facile stabilire un contatto con un autistico, soprattutto con un bambino, ma quando si riesce non c’è nulla al mondo di più bello e gratificante perché  lo specchio si infrange e si vede l’altro.

Vi propongo uno scritto da Angel Rivière, professore di psicologia evolutiva presso l’Università Autonoma di  Madrid, scomparso nel 2000 dopo aver dedicato tutta la sua vita professionale all’autismo.

 SONO AFFETTO DA AUTISMO, ECCO CHE COSA CHE MI PIACEREBBE DIRTI

 1. Aiutami a capire, organizza il mio mondo ed aiutami ad anticipare quello che succederà. Dammi ordine, struttura, non il caos.

2. Non ti angosciare per me, perché anch’io mi angoscio, rispetta i miei ritmi. Avrai sempre l’opportunità di relazionarti con me se capisci i miei bisogni e la mia maniera così particolare di capire la realtà. Non ti buttare giù, è normale che io vada sempre avanti.

 3. Non mi parlare troppo, né troppo velocemente. Le parole non sono “aria” che non pesa come a te: per me possono essere un carico molto pesante. Molte volte non sono il miglior modo di rapportarsi con me.

 4. Come gli altri bambini, gli altri adulti, ho bisogno di condividere il piacere e mi piace fare bene le cose,anche se non sempre ci riesco. Fammi sapere in qualche modo quando le ho fatte bene e aiutami a farle senza errori. Quando faccio troppi errori, mi succede come a te, mi irrito e finisco per rifiutarmi di fare le cose.

 5. Ho bisogno di più ordine di te, di capire in anticipo le cose che mi accadranno. Dobbiamo patteggiare i miei rituali per convivere.

 6. Per me è difficile capire il senso di molte delle cose che mi chiedono di fare. Aiutami tu a capire. Cerca di chiedermi di fare delle cose che abbiano un senso concreto e decifrabile per me. Non permettere che mi annoi o che rimanga inattivo.

 7. Non  mi invadere eccessivamente.  A  volte  voi  persone  “normali”  siete  troppo  imprevedibili, troppo rumorosi, troppo stimolanti. Rispetta le mie distanze, ne ho bisogno, ma non mi lasciare solo.

 8. Quello che faccio non è contro di te; se mi arrabbio, mi faccio del male, distruggo qualcosa o mi muovo in eccesso,  è  perché  è  difficile  capire  o  fare quello  che  stai  chiedendo.  Già  faccio  fatica a capire  le intenzioni degli altri, quindi non attribuirmi delle cattive intenzioni.

 9. Il mio sviluppo non è assurdo, anche se è difficile da capire. Ha una sua logica. Molti dei comportamenti che voi chiamate alterati sono il mio modo di affrontare il mondo  con questa mia  speciale maniera di essere e di percepire. Fai uno sforzo per capirmi.

10. Voi siete troppo complicati. Il mio mondo non è né complesso né chiuso, anche se ciò ti sembra strano. Il mio mondo è talmente aperto, senza veli né bugie, così ingenuamente esposto agli altri, che sembra difficile  da  capire.  Io non  abito  in una  “fortezza  vuota”  ma  in  una pianura  talmente aperta  che può sembrare inaccessibile. Sono molto meno complicato di voi persone “normali”.

 11. Non mi  chiedere  di  fare  sempre  le  stesse  cose,  non esigere  sempre  la  solita  routine.  Non  diventare autistico per aiutarmi, sono io l’autistico! 

 12. Non sono soltanto un autistico, ma sono anche un bambino, un adolescente, un adulto. Condivido molte delle  cose dei  bambini,  degli  adolescenti  e degli  adulti  che  voi  chiamate normali.  Mi  piace  giocare, divertirmi, voglio bene ai miei genitori, sono contento se riesco a fare bene le cose. Ci sono molte più cose che ci possono unire che non dividere.

 13. E’  bello  vivere  con  me.  Ti  posso dare  tante  soddisfazioni,  come  le altre  persone.  Ci  può essere  il momento in cui io sia la tua migliore compagnia.

 14. Non  mi  aggredire  chimicamente.  Se  ti  hanno  detto  che devo  prendere dei  farmaci  fammi  controllare periodicamente da uno specialista.

 15. Né  i  miei  genitori  né  io abbiamo  colpa  di  quello  che  mi  succede.  Non  ce  l’hanno  nemmeno  i professionisti che mi aiutano.  Non serve a niente darsi le colpe l’un con l’altro. A volte le mie reazioni e i miei comportamenti possono essere difficili da capire e da affrontare, ma non è colpa di nessuno. L’idea di colpa produce soltanto sofferenza, ma non aiuta.

 16. Non mi chiedere in continuazione di fare cose che io non sono capace di fare. , ma chiedimi invece di fare cose che io sono in grado di fare. Aiutami ad essere più autonomo, a capire meglio, a comunicare meglio, ma non mi dare aiuto in eccesso.

 17. Non devi cambiare la tua vita completamente perché convivi con una persona autistica. A me non serve che tu ti senta giù, che ti chiuda in te stesso, che ti deprima. Ho bisogno di essere circondato da stabilità e di benessere emozionale per sentirmi meglio.

 18. Aiutami con naturalezza, senza che diventi un’ossessione. Per potermi aiutarmi devi avere anche tu dei momenti di riposo, di svago, di cose tue. Avvicinati a me, non te ne andare, ma non ti sentire costretto a reggere un peso insopportabile.

 19. Accettami così come sono, non mettere condizioni al tuo accettare che io non sia più autistico, lo sono. Sii ottimista ma senza credere alle favole o ai miracoli. La mia situazione normalmente migliora anche se non si potrà parlare di guarigione.

 20. Anche se per me è difficile comunicare e non posso capire le sfumature sociali, ho dei pregi rispetto a voi  che  vi  considerate  “normali”.  Per  me è difficile  comunicare,  ma non inganno.  Non ho  doppie intenzioni  né  sentimenti  pericolosi.  La  mia  vita  può essere  soddisfacente  se  semplice ed  ordinata, tranquilla, se non mi chiedi in continuazione di fare solo cose che sono difficili per me. Essere autistico è un modo di essere, anche se non è quello normale, la mia vita di autistico può essere così bella e felice come  la  tua  che  sei  “normale”.  Le  nostre  vite  si  possono  incontrare e possiamo  condividere  molte esperienze.

 Traduzione di Malèn Tortajada Caro. Da qui

 

Vi consiglio “Mon petit frère de la lune” (Il mio fratellino dalla luna) di Frédéric Philibert , un video molto poetico come le parole dei bambini, semplici, essenziali, dolci e chiare. 

“Dobbiamo essere pazienti per riuscire a catturare la luna con un filo d’oro e avvicinarla al nostro vecchio pianeta”

Auguri di Buon Natale

Voglio farti gli auguri a colori

perché sia Natale dentro e fuori,
e volino lievi tutti i pensieri
con sagge parole di oggi e di ieri.

Un monte di auguri verde brillante,
che diano gioia in cambio di niente,
una piccola gemma rosso lucente
che parli al cuore di tanta gente.

Un mare di auguri dipinto di blu,
che doni buona salute a chi vuoi tu,
perlato da qualche raggio di stelle
e lacrime di cose semplici, ma belle.

Infine auguri color arcobaleno
perché non solo Natale sia sereno
ma in ogni casa, città e stagione
brillino affetti e un po’ di commozione.

Maria